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La stagione di prosa del teatro Morlacchi apre al Cucinelli con “Il maestro e Margherita” di Michail Bulgakov

La stagione di prosa del teatro Morlacchi apre al Cucinelli domenica 9 settembre con “Il maestro e Margherita”, per la riscrittura teatrale di Letizia Russo

La stagione di prosa del teatro Morlacchi apre al Cucinelli (domenica 9 settembre, alle 20:00) con “Il maestro e Margherita” di Michail Bulgakov per la riscrittura teatrale di Letizia Russo. “Riscrittura non facile – afferma il regista Andrea Baracco – tanto che più volte Letizia è stata sul punto di mollare”.

Che il Diavolo sia, addirittura, più brutto di come lo si dipinge? Non  proprio. “I fatto è – sostiene Baracco – che il racconto del romanzo si dipana almeno su tre piani narrativi intrecciati e sovrapposti”. “Il primo – precisa – è il tema eterno dell’amore. Poi quello del diavolo e infine il romanzo scritto dal Maestro”. Da qui l’innegabile difficoltà della trasposizione.

Che sia proprio un esperimento divisivo, come recita l’etimologia di “Diabolus”, dal greco “diabàllo”/ “separare”? “Macché: è stato un lavoro corale, difficile, faticoso, di riscrittura e prova con un gruppo coeso, nella piena condivisione di obiettivi artistici temerari”. “Spostando sempre avanti – dice il “diavolo” Michele Riondino – l’asticella dei desideri”.

Quali altre interpretazioni dopo questa, chiede Sabrina Busiri Vici? “Esperienza unica e irripetibile: ogni altro personaggio sarà una passeggiata”, la risposta. C’è da credergli. Una parola su Solomeo. Tutti d’accordo nel definirlo “locus hospitalis”, fucina ideale per una residenza creativa.

Con visibile soddisfazione di lady Federica Cucinelli che ricorda come il proposito suo e di Brunello fosse proprio quello di offrire il paese come luogo di vita e socialità, con gli attori in amichevole interlocuzione coi residenti. Cosa che avviene da sempre, anche con inviti a cena, chiacchiere, nascita di relazioni. Federica, per modestia, non ricorda che lo spettacolo gode del “contributo speciale” dell’Azienda di famiglia per i 40 anni di attività: questione di stile.

Insomma, in questa ambiziosa produzione, c’è un diavolo di cui aver paura? No di certo, almeno a prendere per buono il detto di Dostoevskij (I fratelli Karamazov) secondo il quale “Se il diavolo non esiste, ma l’ha creato l’uomo, l’ha certamente creato a propria immagine  e somiglianza”. Che tocchi aver paura dei propri simili? Può darsi, se è vero il detto hobbesiano Homo homini lupus (da Plauto a Erasmo).

Grande soddisfazione del direttore dello Stabile Nino Marino per l’andamento delle produzioni: anche questa girerà all’Eliseo, al Piccolo e altrove. Nel cast con Riondino: Francesco Bonomo, Federica Rosellini, Giordano Agrusta, Carolina Balucani, Caterina Fiocchetti (tota nostra), Michele Nani (gradito ritorno), Alessandro Pezzali, Francesco Bolo Rossini (totus noster), Diego Sepe, Oskar Winiarski.

Certamente Michele Riondino si è speso al meglio, creando un diavolo che, dice: “metterò ulteriormente a fuoco nel corso della tournée”. Avremmo voluto chiedergli: “Te lo sei inventato o hai preso a modello i tanti diavoli che vediamo intorno a noi ogni giorno. O i tanti malesseri diabolici che ci portiamo dentro?”. Ma glielo chiederemo un’altra volta.

Per adesso l’Inviato si contenta di citare Sinisgalli quando dice: “Il diavolo può fare brutti scherzi al genio, ma trascura gli imbecilli”. Con questa partenza, è il caso di dire: “Buona (e intelligente) stagione teatrale a tutti!”. 

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