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DOSSIER 2023 | Agenzia Umbria Ricerche: un primo trimestre "freddino", ma la crescita continua, il Pil in salita e scongiurata la recessione

Secondo le stime di Prometeia, anche per il 2024 il Pil reale dell’Umbria aumenterebbe dello 0,8% (0,9% per l'Italia)

Nonostante timidi segnali di ripresa della fiducia nelle imprese, si prevede che il peggioramento delle prospettive di domanda, l’incertezza della congiuntura, l’aumento dei costi di finanziamento connessi con la risalita dei tassi d'interesse, soprattutto per le Pmi, determineranno una frenata degli investimenti privati, più marcata nella regione che nella media del Paese. Anche se i dati riferiti all'andamento dell'economia nel 2022 in Umbria sono ancora in fase di completamento, si può già proporre qualche osservazione: emerge una progressiva perdita di slancio della dinamica della ripresa che si prevede durerà per tutto il trimestre gennaio-marzo 2023. È quanto analizzato nell'ultima indagine dell'Agenzia Umbria Ricerche (Aur).

La situazione attuale. Il quadro demografico delle imprese durante il 2022 si è caratterizzato per un peggioramento, in Umbria come in Italia: le iscrizioni al Registro delle Imprese della Camera di Commercio rispetto al 2021 hanno registrato un -5,4%  e sono aumentate del 5,1% le cessazioni, mantenendo comunque un saldo nati-mortalità positivo. E, pur in un quadro di aumento dello stock di quelle registrate, le imprese effettivamente in attività sono diminuite durante l'anno di 404 unità (-0,5%, un calo leggermente inferiore a quello nazionale, pari allo 0,7%). È cresciuto dunque il numero di operatori registrati ma che tengono in sospeso l’attività, presumibilmente anche per le difficoltà congiunturali che stanno penalizzando i margini di profitto delle imprese e per l’incertezza delle prospettive. Un timido ottimismo. In un contesto di elevata incertezza, vi sono tuttavia alcune evidenze favorevoli: la flessione dei prezzi, soprattutto quelli energetici: quello del gas è passato dai 114 euro/mwh di dicembre 2022 ai 57 di gennaio 2023, anche se ancora ben lontano dai 14 euro del 2019. Inoltre la diminuzione delle pressioni inflazionistiche - passate dall’8,% nel 2022, al 6,5 di quest'anno - e, non ultimo, i primi concreti effetti dell’attuazione degli investimenti pubblici collegati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

I consumi delle famiglie dovrebbero risentire ancora dell’effetto trascinamento della forte espansione del 2022 ma cominceranno ad accusare i colpi derivanti da un generale deterioramento del clima di fiducia e dall’elevata inflazione che è stata particolarmente incisiva per le famiglie meno abbienti: il rallentamento dovrebbe collocare la crescita in Umbria a un livello analogo a quello nazionale, stimato in un segmento compreso tra il +0,4% e il +1,6%. In rallentamento anche la domanda proveniente dall'estero.

Le previsioni. In sintesi, le ultime previsioni degli analisti ribaltano lo scenario di recessione prefigurato solo pochi mesi e collocano l’Italia in un sentiero di crescita debole ma comunque migliore di quello della Germania. A livello nazionale si stima nel 2023 una crescita del Prodotto interno lordo (Pil) compresa tra lo 0,4% - secondo Prometeia, azienda di consulenza, sviluppo software e ricerca economica, tra le società europee protagoniste nelle soluzioni per il Risk e il Wealth Management, e nei servizi per gli investitori istituzionali - e lo 0,6 % - secondo la Banca d’Italia e Fondo monetario internazionale - l’Umbria risulterebbe allineata alla performance italiana, con un +0,3/0,6% (dati Prometeia e Ufficio Studi Confartigianato).
Secondo le stime di Prometeia, anche per il 2024 il Pil reale dell’Umbria aumenterebbe dello 0,8% (0,9% per l'Italia). Dunque, si prevede ancora un allineamento dell’economia regionale con quella media nazionale.

"In un contesto di rallentamento dell’economia globale" - scrivono Elisabetta Tondini e Mauro Casavecchia, ricercatori Aur - "l’Umbria sembrerebbe riuscire a tenere il passo dell’Italia. Il rischio di recessione, che si paventava solo pochi mesi fa, in questo momento sembra scongiurato soprattutto grazie all’importante ruolo giocato dal Pnrr; ricordiamo infatti che, in Umbria, l’effetto espansivo, stimato sulla base di determinate ipotesi, degli interventi previsti nella regione per l’anno in corso sul livello del Pil è quantificabile intorno a 0,8 punti percentuali rispetto al 2022".

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