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Lavoro in Umbria, c'era una volta il colosso Tagina ora i forni sono chiusi, l'azienda tace e c'è chi denuncia: "Spariti macchinari"

L'ex Tagina, ora Saxa, è in coma o è morta? Di certo la situazione è gravissima e gli ultimi sintomi volgono al peggio

C'era una volta una grande ceramica umbra che dava da lavorare ad oltre 600 persone, vendeva rivestimenti per interni ed esterni in tutto il mondo (Usa, Russia e Giappone) e sponsorizzava una squadra di calcio che ha dominato per un decennio la serie C raggiungendo due volte gli spareggi addirittura per approdare in serie B: ovvero il Gualdo Tagina, dove hanno giocato campioni come Montella e Arturo di Napoli e in panchina mister di qualità come Walter Alfredo Novellino. Una fabbrica talmente ricca e potente sorretta da un super-umbro come Barberini, un uomo che veramente si era fatto da solo. Era il vanto di un territorio e di una regione che ancora sull'export aveva conquistato poco spazi internazionale.

Poi però arrivano le grandi crisi del 2000, il calcio importante era sparito, Barberini non c'era più e forse anche il talento, oltre che la concorrenza agguerrita, si era un po' offuscato. La Tagina una delle più grandi aziende umbre era prossima al fallimento. Oltre 300 posti di lavoro a rischio in un territorio che aveva perso anche la super-azienda Merloni (mille posti di lavoro quando era a pieno regime). Gli acquirenti importanti del settore non vollero trattare, in prima linea il sindaco Presciutti e l'allora amministrazione regionale si fecero garanti di un gruppo di gestori-più-che imprenditori, non proprio del settore, la Saxa per salvare il salvabile. Con tanto di sostegno istituzionale, l'acquisto fu perfezionato e i nuovi vertici ammisero candidamente che a Gualdo Tadino avrebbero voluto, come vero business, realizzare un termovalorizzatore o un biodigestore. Il Comune disse, aspettando il progetto, che non c'erano pregiudizi.

Dalle ceramiche si passò a materiale di recupero per strutture esterne, come sampietrini. Ma anche altro. Alla fine in 150 tirarono un sospiro di sollievo. Ma un sospiro breve dato che l'autunno scorso fu la prima azienda a chiudere i rubinetti dei forni a causa del caro-gas. Da quel momento non è stata mai riaperta: fu presentato un termovalorizzatore ma non in linea con quello votato nel piano dei rifiuti regionali. Tante assemblee, tante rassicurazioni e poi solo tanta cassa-integrazione e personale in fuga per trovare un nuovo lavoro. Un silenzio assordante a livello politico, aziendale e sociale. L'ex Tagina, ora Saxa, è in coma o è morta? Di certo la situazione è gravissima e gli ultimi sintomi volgono al peggio.

Prima il sindacato e poi l'opposizione di centrodestra ha denunciato un impoverimento delle attrezzature all'interno della fabbrica: "Apprendiamo nuovamente dai giornali  stavolta da una nota dei sindacati, dell’ennesima vicenda singolare avvenuta nelle ultime ore nell’azienda Saxa di Gualdo Tadino. Sembrerebbe che una pressa, all’insaputa di dipendenti e sindacati, sia stata portata via dallo stabilimento della nostra Città. Se questo corrispondesse a realtà, ne vorremmo conoscere la motivazione e, soprattutto, il perché nessuno ne sapesse nulla. Quello che tutti invece ben sappiamo è che la cassa integrazione sta giungendo al termine, senza che i lavoratori abbiano informazione alcuna su quello che ne sarà dell’azienda e del loro destino dopo il 31 dicembre". Infrastrutture in fuga? Se tutto fosse confermato certamente non sarebbe in linea con una potenziale riapertura e anche con un progetto industriale che era stato promosso sul campo e considerato quasi salvifico. Ma nel silenzio è finito anche un altro particolare di non poco conto: ma la trattativa con altri gruppi - annunciata e mai smentita ultimamente - esiste ancora? Se si a che punto è?

"L’azienda ora non parla" hanno scritto i consiglieri di centrodestra del Comune di Gualdo Tadino "Dopo le rassicurazioni iniziali dell’Amministratore delegato su una possibile ripartenza, ora il silenzio assoluto e fatti che cozzano con le tante, quanto vane, promesse; il Dott. Borgomeo riferiva, in particolare, dell’interesse, da parte di un’azienda del modenese, all’acquisto dell’impresa gualdese: che fine ha fatto questo ipotetico acquirente? Esiste davvero o si trattava di una nuova favola, raccontata ai dipendenti per dare loro l’ennesima falsa illusione onde evitare che insorgessero?". A questo punto è necessario riaprire da parte delle istituzioni e dell'azienda i rubinetti della comunicazione ufficiale, magari con un nuovo consiglio comunale monotematico e con la vigilanza anche della Regione. Lo si deve ad una città e ai suoi lavoratori che il prossimo 31 dicembre resteranno anche senza quel poco di denaro garantito dalla cassa integ

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