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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Dossier "Umbria" Banca d'Italia: crollo di 11 punti del Pil, fine anno senza certezze, imprese a caccia di prestiti

Mentre le famiglie dell'Umbria, per via del crisi, risparmiano ed evitano investimenti importanti

Nella prima parte del 2020 l’economia umbra ha subito un tracollo determinato dagli effetti dell’epidemia di Covid-19, con tanto di lockdown durato per mesi.  Nel terzo trimestre l’attività ha mostrato una ripresa, che ha consentito un recupero importante ma parziale di quanto perso in primavera. Le stime della crisi formulate dalla Svimez per l’intero anno indicano un calo del PIL regionale di circa l’11 per cento, alcuni punti sopra la media/perdita nazionale. Dati allarmanti che sono stati confermati dall'Osservatorio 2020 di Banca d'Italia.  

Nell’industria tutti i principali settori di specializzazione, con l’eccezione di quello alimentare, hanno evidenziato una diffusa flessione delle vendite; il
calo è risultato più accentuato nei comparti dell’abbigliamento, dei metalli e della meccanica. Ordini e fatturato hanno ripreso a crescere con il ritorno alla libertà dal virus questa l’estate, senza tuttavia tornare ai livelli del 2019. 

Pesanti ricadute anche su un settore già fortemente provato da anni, l’edilizia: oltre due terzi delle imprese hanno rilevato un riduzione dei volumi produttivi. Le nuove costruzione sono scense ai minimi da sempre per via dell’accresciuta incertezza delle famiglie sulla propria situazione economica. La speranza di un recupero sta nel provvedimenti di rafforzamento degli incentivi fiscali per i restauri di immobili e dello snellimento burocratico delle opere di ricostruzione post-terremoto.

Il settore dei servizi è risultato il più colpito dagli effetti della crisipandemica a causa della prolungata interruzione di molte attività e deiperduranti limiti imposti all’aggregazione sociale e alla mobilità. La crisi dei consumi si è riflessa in misura severa sui servizi di alloggio e ristorazione e sul commercio al dettaglio non alimentare. Le conseguenze dell’emergenza sanitaria sul settore turistico sono state immediate e particolarmente intense: nei primi otto mesi dell’anno arrivi e presenze si sono dimezzati rispetto allo stesso periodo del 2019. 

Le perdite di flussi turistici accumulate nei mesi di restrizioni alla mobilità e di distanziamento sociale sono state solo in piccola parte compensate dal forte incremento di visitatori italiani registrato in agosto. Le condizioni reddituali del sistema produttivo umbro sono peggiorate per effetto del ridimensionamento dei ricavi: il saldo tra le aziende che si attendono di chiudere l’esercizio in utile e quelle che prefigurano una perdita è diventato negativo.  Per fronteggiare il conseguente forte fabbisogno di liquidità le imprese hanno accresciuto in maniera rilevante la domanda di finanziamenti al sistema bancario; le condizioni di offerta sono state rese più favorevoli dalle misure espansive di politica monetaria e dagli interventi governativi. Dopo una lunga fase di contrazione, i prestiti alle imprese sono così tornati a crescere (+3,3 per cento a settembre).

La crisi delle attività produttiva ha determinato nel primo semestre anche un brusco calo delle ore lavorate e degli occupati a tempo determinato -15 e -24 per cento, rispettivamente). Le attivazioni di nuovi contratti sono diminuite in special modo nei servizi, tra i giovani e le donne.  L’occupazione si è ridotta nel complesso dell’1,4 per cento; l’impatto della crisi è stato attenuato dal blocco dei licenziamenti e dal massiccio ricorso alle forme di integrazione salariale. Le famiglie, a causa dell'incertezza e dei mancati stipendi, hannoridotto la domanda di credito sia per l’acquisto di abitazioni sia per finanziare i consumi. I depositi bancari hanno fortemente accelerato (+10,1 per cento a settembre) ed è frutto del risparmio precauzionale delle famiglie. 

La ripresa avvenuta in estata è di fatto stoppata dalla sfavorevole evoluzione della pandemia, che si riflette in una crescente prudenza da parte delle famiglie e delle imprese. Il futuro è al momento difficile da ipotizzare e indirizzare. 

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