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Umbria, sale la cassa integrazione: dati preoccupanti

La Cassa integrazione torna a salire in Italia nel mese di settembre, come confermano i dati elaborati dall'osservatorio nazionale della Cgil e in Umbria si registra un peggioramento rispetto al livello nazionale

La Cassa integrazione torna a salire in Italia nel mese di settembre, come confermano i dati elaborati dall’osservatorio nazionale della Cgil e in Umbria si registra un peggioramento rispetto al livello nazionale. E’ il segno di una crisi dell’apparato produttivo e dei consumi. Ed è una crisi che riguarda la prospettiva. Non è dato vedere alcun segnale di ripresa.

Per quanto riguarda l'Umbria, il mese di settembre 2011 conferma sostanzialmente il dato di agosto, mese in cui la Regione registrava comunque un andamento peggiore rispetto al livello nazionale.

Nel dettaglio, nel periodo gennaio-settembre nella nostra regione rispetto allo stesso periodo del 2010 si registra una diminuzione del 15% nel ricorso alla cassa integrazione ordinaria, un aumento della CIGS (straordinaria) del 2,18% e un aumento di quella in deroga del 4,88%. Nel complesso dunque la situazione risulta invariata rispetto allo scorso anno (-0,03%, a fronte di una media nazionale che vede invece una flessione del 20,91%).

Per quanto riguarda le persone coinvolte, nel mese di settembre i lavoratori umbri sono 20.191 di cui 3.708 in CIGO, 3.647 in CIGS e 12.836 in CIGD. Mentre per quanto riguarda i lavoratori in cassa integrazione a 0 ore i dati sono i seguenti: 1.834 in CIGO, 1.823 in CIGS e 6.418 in CIGD per un numero complessivo di 10.099.

Quindi, in Umbria si conferma il dato di un numero molto rilevante di lavoratori coinvolti da processi di cassa integrazione. Se a questo aggiungiamo il fatto che oltre 2/3 sono interessati alla cassa in deroga e il fatto che il numero delle aziende che fanno ricorso agli ammortizzatori sociali è in aumento, si conferma una valutazione molto preoccupante sulle prospettive per il nostro tessuto produttivo.

Infatti, le aziende in amministrazione controllata nella nostra regione nell’ultimo periodo sono passate da 0 a 2, quelle in concordato preventivo da 0 a 2, quelle che fanno ricorso ai contratti di solidarietà da 2 a 10 e da 2 a 4 le aziende dove si è aperta la procedura fallimentare.

Questi dati ci spingono a sottolineare le gravi responsabilità del Governo nazionale sulla situazione del tessuto industriale della nostra regione. Un Governo che non ha una politica industriale e che è sordo rispetto all’esigenza di una profonda inversione di tendenza nella politica economica e sociale. Un’inversione che la Cgil ha indicato con chiarezza nella sua contromanovra, che ha posto alla base dello sciopero generale del 6 settembre e che continuerà a porre nelle prossime iniziative di mobilitazione.
 

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