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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Norcia

Cerca di far passare il riparo in lamiera come alloggio post sisma, ma non è vero: condannato

Il Comune di Norcia aveva disposto l'abbattimento dei box in lamiera, il cittadino sosteneva che erano stati fatti dopo il terremoto del 2016. In realtà erano abusivi da almeno 20 anni

Il Comune di Norcia gli impone di buttare giù dei box in lamiera costruiti sul suo terreno, ma il cittadino si oppone: “Realizzati dopo il terremoto per esigenza abitative familiari”.

La vicenda è finita davanti al Tribunale amministrativo regionale con il cittadino, difeso dagli avvocati Valentino Angeletti e Gian Luca Falcinelli, che ha fatto ricorso contro la decisione del Comune di Norcia, rappresentato dall’avvocato Vittorio Betti. Nel ricorso si chiede l’annullamento delle ordinanze con le quali è stata ordinata “la demolizione di opere realizzate in assenza di titolo abilitativo”.

Le opere sarebbero dei box in lamiera che l’uomo afferma essere “stati realizzati in una situazione di necessità, al fine di assicurare un ricovero sicuro ed al fine di evitare il rientro della famiglia nella propria abitazione danneggiata e resa inagibile dal sisma che ha interessato il territorio di Norcia nel 2016”.

Il Comune di Norcia, invece, era di tutt’altro avviso, ritenendo che quei manufatti fossero abusivi , essendo stati “realizzati in area sottoposta a vincolo paesaggistico facente parte del Parco dei Monti Sibillini tra il 1970 e il 2013, ossia ben prima al terremoto che ha interessato l’area del Comune di Norcia ed il prospettato stato di necessità”.

Una versione documentale che i giudici amministrativi hanno accolto per vera, non essendo stato neanche provato che quei box “siano stati temporaneamente adibiti a fini abitativi in ragione del succitato evento sismico, non avendo il ricorrente prodotto alcun elemento (documentazione fotografica dell’interno dei manufatti, ovvero eventuali allacci alla rete idrica, elettrica o fognaria) che possa far concludere per un effettivo utilizzo in tal senso”.

Da qui il rigetto del ricorso, con conseguente demolizione dei manufatti, e la condanna al pagamento delle spese processuali.

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