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Cronaca

Commissione droga, clan si dividono Perugia: ad ogni piazza il nome di un quartiere di Tunisi

La microcriminalità si evolve e si organizza, la città di Perugia viene divisa in zone d'influenza e di spaccio dai vari gruppi criminali stranieri. Dalle nuove 'famiglie' Nigeriane e Albanesi, ai tunisini che dividono le piazze come i quartieri di Tunisi

Il dibattito intorno alla questione criminalità si fa sempre più acceso, in piazza così come sui tavoli della politica. E man mano che l'analisi si arricchisce, il quadro del capoluogo umbro è sempre più oscuro, con problematiche che fanno di Perugia un caso particolare in Italia. Questa mattina, 10 ottobre, nell'audizione in regione dei sindacati di Polizia con la Commissione d'inchiesta sul "Analisi dei fenomeni di criminalità organizzata e tossicodipendenze", è venuto fuori un ulteriore tassello del quadro criminale cittadino.

Le ultime indagini di Polizia hanno portato alla luce una città ben organizzata da un punto di vista criminoso. Premesso che secondo i sindacati delle forze dell'ordine le mafie italiane sono quasi assenti nello spaccio di droga;  il mercato degli stupefacenti è gestito in prevalenza da organizzazioni straniere più o meno strutturate. In capo ci sono le mafie nigeriane e albanesi che sfruttano la manodopera di piazza, prevalentemente composta da spacciatori provenienti dalla Tunisia e in particolare da Tunisi, circa il 90%. A Perugia le organizzazioni albanesi si occupano prevalentemente di cocaina e come quelle nigeriane che si occupano di eroina, coprono una distribuzione che non scende mai sotto i 5 grammi, fornendo agli stessi spacciatori di piazza la merce da rivendere in singole dosi.

La cosa che salta all'occhio è proprio la caratteristica comune degli spacciatori di piazza: i tunisini hanno suddiviso il territorio perugino sulla base delle divisioni dei clan che operano nella capitale della Tunisia. Non è una cosa da sottovalutare, perché le decine di piazze, da corso Garibaldi a via Ulisse Rocchi, ai tre punti di via del Macello, da Piazza del Bacio a via della Pallotta, fin sulle scale di piazza IV Novembre senza dimenticare la Cuparella a Piazza Italia, vengono spartite e chiamate come i quartieri di Tunisi da dove provengono le persone che le gestiscono.

Questa particolarità poi, permette una sorta di pubblicità tra le strade di Tunisi, dove Perugia viene vista come un 'isola' dove trovare appoggi e cominciare la propria carriera criminale. Una situazione questa, che sembra in proporzione, la stessa d'inizio novecento quando le famiglie italiane si dividevano New York in zone d'influenza.

Proprio questa spartizione delle piazze è il segnale di una organizzazione in fase embrionale, nello specifico però sono poche le persone che veramente riescono a rimandare a casa grandi quantità di soldi, il resto finisce per diventare tossicodipendente. Il giro d'affari resta comunque enorme e un 'pezzo grosso' riesce a rimandare a casa oltre 200mila euro l'anno. Ed è proprio questa speranza che rende difficile far cambiare la percezione che si ha di Perugia.

Molti sono gli strumenti che la polizia sta adoperando per cercare di arginare il problema, e molti di nuovi sono stati sperimentati proprio per la prima volta a Perugia: come il sequestro di un numero di telefono e non solo della sim che può essere facilmente sostituita. Le schede telefoniche sono di grande importanza, sono infatti dei veri e propri uffici per gli spacciatori, più della piazza quel che conta sono le utenze telefoniche, anche 30 per un solo soggetto, che vengono scambiate, rivendute e molte volte conquistate con la forza. Queste sono il fulcro del mercato perché rappresentano sia la continuità della piazza nel lungo periodo, come un ufficio virtuale, alcuni numeri infatti diventano famosi  e nello stesso tempo sono un pacchetto clienti.

Da queste considerazioni che le forze di polizia stanno cercando di combattere un fenomeno che facilmente si rigenera e che andrebbe preso prima che si evolva troppo, al contrario delle azioni di lotta, che molte volte vengono portate avanti con pochi uomini, strumenti e mezzi.

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