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Cronaca

Una truffa da film per acquistare orologi vip: falsa la banca, falsi i dipendenti e falso l'assegno. Veri i 600mila incassati

Dopo la denuncia di un perugino che era stato truffato nelle vendita di un orologio da 8mila euro, si è riusciti a risalire alla banda. Oggi blitz in Campania per gli arresti

La Polizia di Perugia ha individuato e fatto arrestare sei (il settimo è irreperibile) persone, tutte originarie della provincia di Napoli e stretti da rapporti familiari, per una associazione a delinquere finalizzata ad una truffa molto articolata che gli avrebbe consentito in poco tempo di incassare almeno 600mila euro, frutto di 50 colpi riusciti e documentati direttamente dalla Polizia. Ma il bottino potrebbe essere maggiore. La banda era specializzata in orologi e preziosi di grande lusso: tutto è partito dopo la denuncia di un cittadino della Provincia di Perugia dopo aver messo in vendita il proprio orologio di significativo valore, su un noto sito internet e-commerce, era stato contattato da un soggetto che aveva manifestato interesse all'acquisto. Raggiunto l’accordo, l’orologio veniva pagato con un assegno circolare di oltre 8mila euro risultato poi falso. Tutto ruota intorno, come scoperto dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Polizia Postale e delle Comunicazioni di Perugia, all'assegno circolare falso che si riusciva a rendere credibile senza il minimo sospetto da una serie di altri falsi ben articolati. 

Prima di incontrare il venditore gli indagati si  predispongono i titoli falsi recanti i dati della banca emittente, l’importo stabilito ed il nominativo della vittima; poi venivano attivate diverse utenze telefoniche VoIP (con prefissi geografici 02, 051, 0742 etc..) da inserire nel motore di ricerca Google in maniera da farle apparire come numerazione degli istituti bancari che avevano emesso - in apparenza -  i falsi assegni. Se la vittima chiamava per avere conferme rispondevano sedicenti impiegati dell’istituto di credito - in realtà i truffatori - con il compito di rassicurare l’interlocutore circa la bontà del titolo. Ma non basta: la banda creava false pagine internet delle filiali bancarie che risultavano aver emesso il titolo nelle quali comparivano i numeri di telefono VoIP sopra indicati. A quel punto scattava l'appuntamento per lo scambio orologio e assegno. Falsi anche i documenti di identità con cui si presentavano al venditore.  Il truffato poi andava a depositare in banca l'assegno. Dopo alcuni giorni la triste realtà comunica direttamente dall'istituto di credito del cliente: l’assegno era falso in quanto emesso da una banca inesistente. 

Stavolta però ai truffatori è andata male grazie alle ricerche meticolose della Polizia Postale: alle prime luci dell’alba  hanno eseguito nove perquisizioni locali e personali anche presso la casa circondariale dove è detenuto il presunto vertice dell’associazione. Al termine delle operazioni sono stati individuati 6 sei 7 destinatari del provvedimento cautelare mentre uno è allo stato irreperibile. Le perquisizioni hanno consentito di rinvenire due telefoni cellulare in uso al detenuto nonché, presso le abitazioni degli indagati, gioielli, computer e numerosi appunti manoscritti. Il presunto capo del sodalizio criminale dal carcere, grazie a telefonini, illegali riusciva a contattare e trattare direttamente con le vittime. Una situazione paradossale e che spiega bene di quanto le carceri italiane siano in alcuni casi dei veri e porti franchi. 

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