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Cronaca

Carabinieri e poliziotti in pensione con l'assegno tagliato, la Corte dei conti bacchetta l'Inps

Per i giudici contabili sono sbagliati gli indici percentuali rapportati agli anni di servizio e dispongono il pagamento degli arretrati

La Corte dei conti dell’Umbria si sta occupando di decine di ricorsi di rappresentati delle forze dell’ordine, ormai in pensione, che si sono visti tagliati l’assegno mensile sulla base di un nuovo calcolo dei contributi da parte dell’Inps.

Gli ex rappresentanti delle forze dell’ordine lamentano, con poche differenze che riguardano gli anni di servizio, di aver maturato tra i 35 e i 40 ani servizio e di essere andati in pensione con il sistema misto retributivo-contributivo, chiedendo “la rideterminazione della pensione ed il rimborso degli arretrati con applicazione dell'aliquota annuale di rendimento al 2,93%” come previsto da una norma del 1973, mai abrogata.

Motivo del contendere l’applicazione, da parte dell’Inps, dell’aliquota del 2,33%, anziché quella dovuta del 2,93%.

L’Inps si oppone, ritenendo di aver fatto i calcoli in maniera corretta, soprattutto in considerazione del fatto che i rappresentanti delle forze dell’ordine, sono andati in pensione con un’anzianità di servizio utile inferiore a 15 anni alla data del 1995, quando ne servono almeno 18 di anni.

I giudici contabili hanno deciso per la “parziale fondatezza” delle richieste, ritenendo che l’anzianità “utile ai fini previdenziali” va calcolata “tenendo conto dell’effettivo numero di anni di anzianità maturati al 31 dicembre 1995, con applicazione del relativo coefficiente per ogni anno utile determinato nel 2,445%”, limitando “l’applicazione della percentuale del 2,20% soltanto a coloro che siano cessati dal servizio avendo maturato un’anzianità di servizio utile complessiva inferiore ai 15 anni”.

Il ricorso è, quindi, “meritevole di accoglimento”, condannando l’Inps al pagamento degli arretrati spettanti, maggiorati degli interessi.

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