rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Morto per un ago nei polmoni, disputa in aula per gli interrogatori senza l'assistenza degli avvocati

I familiari chiedono all'ospedale di Perugia 1 milione e 300mila euro per il decesso del loro familiare

I familiari di Vincenzo Bosco, morto in sala operatoria per un ago da insulina nei polmoni, chiedono un risarcimento di 1 milione e 300 mila euro all’ospedale di Perugia, difeso dall’avvocato Mario Mattei e chiamato in causa come responsabile civile nel processo penale che vede imputati quattro anestesisti e tre otorinolaringoiatri.

Ai medici, tre dei quali specializzandi, viene contestato l’omicidio colposo e la responsabilità colposa in ambito sanitario e un falso documentale. Secondo la Procura l’uomo, entrato in ospedale per un intervento al naso, sarebbe “morto a seguito dell’induzione di anestesia in sala operatoria, nelle fasi preliminari all’esecuzione di operazione chirurgica al setto nasale, a causa di grave insufficienza respiratoria acuta secondaria a polmonite, favorita dalla presenza di corpo estraneo in polmone, rappresentato da un ago da insulina”.

I medici avrebbero potuto accorgersi della presenza dell’ago con una radiografia, sostiene la Procura, ma l’esame non sarebbe stata fatta “con condotte colpose omissive autonome, negligenti ed imprudenti” che si assommerebbero alla decisione di sottoporre il paziente ugualmente all’intervento “senza attendere un congruo termine tra l’intervenuta positivizzazione al Covid-19” e la stessa operazione chirurgica. Comunicazione dell’infezione al Coronavirus che sarebbe stata omessa ai medici di sala operatoria. Il falso, infine, riguarderebbe un modulo preoperatrorio nel quale sarebbe stato scritto che le informazioni sulla salute del paziente erano state fornite da un medico non presente alla compilazione.

Gli indagati sono difesi dagli avvocati Maria Bruna Pesci, Ermes Farinazzo, Delfo Berretti, Giancarlo Viti, Giovanni Spina e Federica Pala che hanno contestato la presenza nel fascicolo di alcuni interrogatori degli indagati fatti in assenza del difensore e, quindi, inutilizzabili. Le difese hanno chiesto di poter accedere a riti alternativi. Il fratello della vittima e la compagna convivente si sono costituiti parte civile tramite l’avvocato Sara Falchi. Nel corso dell’udienza di oggi il difensore dell’ospedale ha ribadito la correttezza della gestione del paziente.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Morto per un ago nei polmoni, disputa in aula per gli interrogatori senza l'assistenza degli avvocati

PerugiaToday è in caricamento