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Cronaca

Accoltellamento al ristorante: le minacce, i coltelli, il mattarello, i punti della ricostruzione che non tornano e quelli da chiarire

Per il giudice delle indagini preliminari la versione degli aggrediti è "irragionevole" per il "forte astio" (da entrambe le parti), ma per gli investigatori il quadro è quello di una "spedizione punitiva"

Un ferito grave con asportazione di un rene e della milza, il fratello con l’intestino perforato e la sorella con il tendine della mano recisa. Una donna che aveva ottenuto l'obbligo di allontanamento nei confronti dell’ex marito, ma si presenta nel ristorante di quest’ultimo con il nuovo compagno per ordinare una pizza, accompagnata da altri due amici, connazionali del convivente. Eppure sorge la necessità di indagare sui motivi di astio che i due feriti avrebbero avuto nei confronti della donna.

Facciamo un passo indietro, ad un tempo precedente ai fatti del 12 dicembre scorso avvenuti in un ristorante di San Feliciano. I due ex coniugi litigano spesso, si rinfacciano tante accuse, si querelano, sono in contrasto per la gestione dei figli (tanto che il Tribunale per i minori, presso cui giace un fascicolo da tempo, all’indomani dell’accoltellamento, dispone la revoca della potestà genitoriale per entrambi, affidando i figli ai parenti prossimi). La donna aveva denunciato l’ex marito per lesioni, producendo un certificato del Pronto soccorso e il giudice aveva disposto l'obbligo di allontamento nei confronti dell’uomo che ha dovuto lasciare l'abitazione. Però anche l’uomo denuncia la ex, diverse volte. Anche il fratello di lui aveva presentato una denuncia, proprio per minacce. Proprio dopo aver ritirato la notifica di quest’ultima denuncia, si legge negli atti del giudice per le indagini preliminari, sarebbero avvenuti i fatti.

I fatti, così come riportati nel verbale dei Carabinieri sarebbero questi: una richiesta di intervento arriva alle ore 21.20 e alle 21.30 i militari sono sul posto “nei pressi dell'ingresso antistante il ristorante Il Cainone gestito dai fratelli Sorrentino, a terra, vicino alla porta di ingresso del ristorante, Sorrentino Carlo che perdeva copiosamente sangue da una ferita al fianco sinistro. Su una sedia nello stesso cortile di ingresso era seduto Sorrentino Giuseppe, anch'egli ferito all'addome. La madre dei due uomini, ..., ivi presente, riferiva che poco prima aveva fatto ingresso nel locale un giovane di colore, corporatura robusta e folta chioma riccia e nera, che aveva chiesto una pizza ponendo sul bancone 50 euro. Gli veniva risposto che il forno era spento e costui usciva di corsa dal locale dove lo attendevano due connazionali con i quali confabulava per poi rientrare nella pizzeria insieme a loro, armati di coltello seguito da Dolciami Manila (ex moglie di Sorrentino Giuseppe in fase di separazione). Nasceva una discussione trai tre e i due Sorrentino e subito dopo i tre stranieri aggredivano i suoi figli pugnalandoli mentre la Dolciami gridava ‘ammazzateli tutti'”. Questa ricostruzione, a parere del gip che ha liberato due egiziani presenti quella sera, ritenendo non sussistere gravi indizi, andrebbe approfondita, in quanto ritenuta non affidabile.

“La sorella dei feriti Sorrentino Rosa non era in grado di riferire alcunché nella immediatezza per lo stato di shock” prosegue la nota dei Carabinieri. La donna, secondo quando riferito, sarebbe riuscita a togliere dalle mani di uno dei presunti aggressori il coltello, afferrandolo per la lama e riportando la lesione del tendine.

“Alle 21.45 veniva riferito agli operanti che poco distante si era verificato un incidente stradale presumibilmente coinvolgente gli aggressori per cui la pattuglia raggiungeva il sito e trovavano due auto, una Fiat Punto condotta da Sorrentino Matilde (figlia di Giuseppe Sorrentino) e una Renault Megane al cui interno si trovavano Dolciami Manila, e Mohammed Elsayed Salah Kamal Soliman mentre Okasha Moamen Alaa Eid, altro passeggero, era stato già trasportato in urgenza in ospedale”. Dal verbale dell’incidente emerge che “Mohammed Elsayed si trovava a torso nudo. Sotto il sedile occupato da Mohammed EI Sayed veniva trovato un coltello intriso di sostanza ematica. Dalle conversazioni captate dagli operanti intercorse tra Dolciami e Mohammed EI Sayed, la PG comprendeva che doveva essere stato presente anche un ulteriore soggetto che, tenuto conto dei legami amicali del Mohamemd EI Sayed, veniva individuato in Bebawi Bishoui Milad Zaki”. L’uomo veniva “individuato alle ore 22 nella sua abitazione la cui perquisizione dava esito negativo. Il giovane nell'immediatezza dichiarava di essere stato presente alla pizzeria e di essersi allontanato non appena era iniziata la colluttazione tra i suoi connazionali e i gestori del locale”.

Dalle informazioni raccolte dai Carabinieri sentendo le persone sul posto emerge che Carlo Sorrentino aveva riconosciuto i soggetti che si erano presentati nel locale, di cui uno nuovo compagno della sua ex moglie, e aveva detto al fratello, appena questi erano usciti dopo aver chiesto di poter avere delle pizze, sentendosi rispondere che il forno era spento e il locale stava chiudendo non avendo clienti, di chiudere subito il portone e il cancello, perché si aspettava guai: “Mentre il ragazzo che aveva chiesto la pizza stava per uscire, Sorrentino Carlo diceva a Giuseppe di stare attento, che ‘erano loro’. A questo punto i tre si scagliavano contro Carlo e uno dei tre aveva un coltello in mano con cui colpiva Carlo all'addome – si legge nell’ordinanza del gip - Giuseppe cercava quindi di aiutare il fratello. La colluttazione aveva avuto inizio all'interno del locale ed era poi proseguita fuori sotto il porticato. Lì Giuseppe aveva ricevuto la coltellata. Intanto Carlo veniva trascinato da uno dei tre aggressori in mezzo alla strada”. La madre dell’aggredito e la sorella intervenivano per aiutare il congiunto e “in quel frangente vedeva che la nuora Dolciami Manila era in strada e urlava ‘ammazzateli tutti sti bastardi’. I tre quindi salivano di nuovo a bordo dell'auto condotta dalla Dolciami e si davano alla fuga”. Nella ricostruzione si legge che “Okasha, anch'egli armato di coltello e partecipe all'aggressione nei confronti di tutti i presenti , tentava inoltre di colpire con tale oggetto la madre di Sorrentino Carlo e Giuseppe, sferrando uno o più fendenti all'altezza del collo e alto torace della donna, senza riuscire nell'intento per cause indipendenti dalla propria volontà, in quanto interveniva Sorrentino Rosa a fermarlo afferrando la mano dell'aggressore e provocandosi in tal modo una ferita lacero contusa alla mano (la lesione del tendine, ndr)”. La sorella degli aggrediti ha riconosciuto Bebawi come “colui che ha accoltellato Carlo Sorrentino; in Soliman colui che ha accoltellato Giuseppe Sorrentino e in Osaka colui che ha tentato di accoltellare” la madre.

Ora la ex moglie si trovava ai domiciliari presso una struttura sanitaria dove è ricoverata a seguito dell’incidente stradale avvenuto nella fuga, proprio contro l’auto guidata dalla figlia che stava accorrendo sul posto avendo saputo dell’aggressione, ma la misura è stata sostituita con l'obbligo di firma in quanto il giudice ha ritenuto i fatti meno gravi di quanto ricostruiti. Al giudice ha detto di essere rimasta in auto e di essere andata nel locale solo per sedare la lite dopo aver sentito le urla. Appare poco chiaro, però, perché sia andata a prendere la pizza proprio nel locale dell’ex marito, il quale aveva un divieto di avvicinamento alla donna (vale anche il contrario, a rigor di logica, cioè che l'altra parte non si rechi nei posti di residenza e lavoro dell'altro). Appare anche strano perché di fronte alla lite non abbia chiamato le forze dell’ordine e, invece, sia scappata e quando i Carabinieri arrivano sul luogo dell’incidente non racconti nulla di quanto sia avvenuto nel ristorante. Come non dica nulla che sia stata denunciata dall’ex marito e dall’ex cognato per le minacce, anche specifiche che avrebbe mandato “qualcuno a sistemare le cose”.

Il sostituto procuratore Franco Bettini ha chiesto al gip di convalidare il fermo contestando la premeditazione e l’uso di armi portate apposta per compiere il fatto. Un solo coltello è stato trovato nell’auto dei fuggitivi e sull’arma gli investigatori stanno compiendo accertamenti, oltre ad ulteriori analisi e rilievi, per capire da chi è stato impugnato e per colpire chi. Un secondo coltello, strappato dalla mani di uno degli aggressori dalla sorella dei feriti, è stato gettato in terra nel locale e non trovato. Come non sono stati trovati il coltello e il mattarello che uno dei fermati sostiene essere stato usato dei feriti per aggredirli e cacciarli dal locale.

Per il gip quanto riportato sopra, però, “impone una particolare cautela nella valutazione della valenza indiziaria delle loro dichiarazioni, valenza che appare contraddetta dal mancato reperimento di ulteriori coltelli nonostante Sorrentino Rosa abbia attribuito a tutti gli egiziani il possesso del coltello”, sottolineando “la irragionevolezza della dinamica riferita alla parte iniziale” non comprendendo “per quale motivo avrebbero dovuto negare la vendita della pizza” per poi far uscire “fuori dal locale i giovani stranieri” per chiudere il cancello. Anche se gli aggrediti hanno spiegato che stavano chiudendo il locale perché era una serata senza clienti e avendo riconosciuto il nuovo compagno della Dolciami non volevano problemi, come poi sarebbe avvenuto. Secondo il gip “avrebbero potuto servire i clienti o, dopo aver negato loro la pizza, attendere la loro uscita e chiudere la sola porta della pizzeria”. Per il gip che non ha convalidato il fermo dei due egiziani, difesi dagli avvocati Gianni Dionigi e Valerio Collesi, gli indizi contro i due sono esclusivamente le dichiarazioni della persone offese “che devono essere valutate con estrema cautela per gli evidenti e gravi motivi di astio che le persone offese nutrono verso la Dolciami e i suoi amici egiziani” e che “sarebbe opportuno approfondire la condotta dei due Sorrentino che hanno gravi dissapori connessi alla separazione con la Dolciami” e che per il giudice andrebbero approfondite.

Gravi dissapori come quelli che hanno portato alla denuncia della donna ritirata in caserma poche ore prima, tanto che una testimone ha raccontato che la Dolciami, difesa dagli avvocati Claudio Cimato e Francesca Caroselli, era in un bar di San Feliciano “dove prendeva un caffè e comperava quattro birre (i presunti aggressori erano in quattro, ndr) e riferiva di essere appena uscita dalla caserma dei Carabinieri dove era stata convocata a seguito di una denuncia presentata dal cognato, aggiungendo ‘se lo sa il mio compagno’ da intendersi nel Moamed: ciò dimostra che a quell’ora quindi Elsayed nulla sapeva e questo appare rilevante ai fini della ritenuta – dal pm – premeditazione della spedizione punitiva” che il giudice esclude. Anche se nulla vieta ipotizzare che la notifica della querela, il discorso al bar alle 21, le birre e l’aggressione alle 21.20 si reggano su di una consecutio temporale quantomeno sospetta. E, ancora, perché risulta credibile la donna quando dice di aver visto l’ex marito uscire con un mattarello in mano per aggredire il suo nuovo compagno e non la sorella dei Sorrentino quando dice di aver visto sferrare le coltellate? Fendenti che, è bene ricordare, sono stati tirati e hanno provocato anche danni rilevanti.

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