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Cronaca

Pochi ospedali: la raccolta sangue si fa porta a porta

Fa discutere la petizione per istituire delle unità mobili per la raccolta sangue da donati anche nei territori lontani dagli ospedali. In Regione l'Avis si spacca sul progetto

Chiudono gli ospedali minori, molti sono stati accorpati, e tantissimi donatori di sangue hanno difficoltà a fare le proprie donazioni con costanza data la lontananza dai centri di raccolta del prezioso plasma. Un problema che è stato portato all'attenzione della commissione sanità attraverso una petizione di una parte dell'Avis umbro - la provincia di Terni, ma anche alcune sezioni del perugino - che vorrebbe far istituire alla Regione un'unità mobile di raccolta del sangue.

Obiettivo: raggiungere tutti i donatori di comuni e territori senza più l'ospedali per continuare a fornire alla sanità umbra delle scorte importanti per le emergenze sanitarie. Anche perchè l'autosufficienza di plasma in Umbria non è stata mai raggiunta e con la riforma dei nosocomi diventa sempre più difficile farlo.

La raccolta porta a porta del sangue dei donatori non è tra l'altro vietata dato che la normativa ribadisce che "il sangue debba essere preferibilmente raccolto negli ospedali”. Preferibilmente e non obbligatoriamente. Ma se una parte dell'Avis è per l'unità mobile, i vertici regionali della stessa associazione con Giovanni  Magara si dicono perplessi: "L'associazione non si occupa della raccolta – ha chiarito – ed eventuali modifiche devono essere approntate dalla Giunta regionale. Noi puntiamo ad erogare servizi su tutto il territorio e prima di fare un salto nel buio vorremmo comprendere la fase progettuale. Ad oggi non sappiamo neanche quali punti fissi di prelievo riusciremmo a garantire”. Diverse visioni che stanno rallentando il progetto al di là delle decisioni del Consiglio regionale e della Giunta. 

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