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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Si approfitta di una tredicenne, ma i genitori scoprono tutto: condannato a cinque anni di reclusione

Giudicato con rito ordinario, è stato condannato a 5 anni di reclusione, oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Tutta la vicenda

Condannato a cinque anni di reclusione per aver fatto sesso con una ragazzina di 13 anni; e’ stata questa la decisione del collegio del Tribunale di Perugia, presieduto da Gaetano Mautone dopo la richiesta di condanna da parte del pubblico ministero Mara Pucci a tre anni e sei mesi per l’imputato, alla sbarra per aver compiuto atti sessuali con un minore (609 quater c.p.).  

I fatti risalgono al 2011, in un quartiere della periferia di Perugia dove l’imputato aveva casa; si sarebbero svolti lì gli incontri clandestini con la giovanissima, all’epoca dei fatti appena tredicenne.Tutto partì in seguito ad una lettera della scuola che denunciava ai genitori della ragazzina le numerose ed ingiustificate assenze dalle lezioni; un comportamento sospetto, che portò i familiari a controllare il telefono cellulare e i social network della figlia per scoprire le cause di quei comportamenti insoliti. E fu proprio lì che i genitori scoprirono messaggi inequivocabili di incontri segreti con ragazzi molto più grandi, che sarebbero andati ben oltre ad un semplice corteggiamento.

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A processo finirono due amici sudamericani poco più che ventenni, con cui la giovane avrebbe iniziato una frequentazione a distanza di poco tempo l’una dall’altra. Ed è a quel punto che i ragazzi, approfittando della giovanissima età della “vittima” e dell’ingenuità di una ragazzina, avrebbero consumato con lei anche rapporti sessuali. Uno degli imputati ha scelto il rito abbreviato, per l’amico, giudicato con rito ordinario, oggi è arrivata la sentenza di primo grado a cinque anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento della parte civile (30mila euro per risarcire i danni con esecuzione immediata).

La tesi sostenuta dalla difesa (avvocato Andrea Di Massa) è che l'imputato non abbia mai conosciuto la reale età della ragazzina, visto che le avrebbe detto di essere (poco) più grande, e davanti al giudice ha chiesto l'assoluzione o l'attenuante per la minore gravità "in quanto la giovane era consenziente agli incontri con l'imputato". La famiglia, parte civile nel processo, è invece  rappresentata dall'avvocato Ludovico Fulci del foro di Perugia che nel frattempo ha chiesto 300mila euro di risarcimento. 

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