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Cronaca

"Andiamo in Cassazione perché il reato è prescritto", ma i giudici "scoprono" un anno di tempo non conteggiato: condannato

A causa di rinvii e astensioni mancavano 240 giorni allo scoccare della prescrizione dopo 12 anni e sei mesi di processo

Fallimento e bancarotta fraudolenta con distruzione dei registri contabili, ma dopo tredici anni dalla contestazione dei fatti pensava di essersi salvato con la prescrizione. La Cassazione, invece, ha confermato la condanna a 3 anni di reclusione a carico di un imprenditore finito sotto processo per “l’omessa tenuta delle scritture contabili gli avesse impedito di ricostruire il patrimonio ed il movimento degli affari della società fallita”.

L’imputato si è rivolto alla Cassazione eccependo l'intervenuta estinzione del reato per prescrizione. I fatti contestati sono risalenti al giugno del 2010, ma i giudici di Cassazione hanno rigettato il ricorso come “manifestamente infondato, posto che la stessa è maturata il 20 giugno 2023, al termine massimo di prescrizione di anni 12 e mesi 6 dalla commissione del fatto”, ma si devono aggiungere “118 giorni di sospensione del relativo corso per l'adesione del difensore dell'imputato all'astensione”, indetta dall'avvocatura e “ulteriori 122 giorni di sospensione, in ragione di due rinvii intervenuti nel corso del dibattimento di primo grado per impedimento del difensore”.

Ne consegue il rigetto del ricorso, la conferma della condanna e l’obbligo di pagare tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

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