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Una storica campana dalla chiesa del Castello di Lisciano, sede dell’antico Comune, sottratta alla dispersione e conservata nella nuova chiesa parrocchiale

Un’operazione effettuata nel nome dei valori identitari della comunità. Una storica campana dalla chiesa del Castello di Lisciano, sede dell’antico Comune, sottratta alla dispersione e conservata nella nuova chiesa parrocchiale.

Il supporto ligneo era ormai giunto al redde rationem: completamente usurato e in predicato di rottura. C’è stato chi ha pensato al recupero e successiva esposizione nella chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Corti, in Lisciano Niccone.

L’iniziativa è stata attivata “curis et impensis” di un liscianese doc, il professor Marcello Silvestrini, studioso di dialetto e già docente a Palazzo Gallenga, con all’attivo numerose e qualificate pubblicazioni. Già due campane minori erano sparite nel baillamme di passaggi di proprietà. La maggiore andava immediatamente recuperata, tutelata e restituita alla comunità parrocchiale.

È quanto è stato fatto. Ora il prezioso manufatto bronzeo è esposto in sagrestia, inserito in una solida struttura metallica, realizzata dalla ditta locale CMZ. C’è da aggiungere “a titolo gratuito”, come sempre accade con chi si riconosce parte di una collettività sul piano sociale, religioso, identitario.

Un avviso, redatto dallo stesso Silvestrini, ne racconta la storia.

Sulla campana sta scritto: “Maurus Cocchi, huius ecclesiae rector, adventibus Rosarii sodalibus, partim pecunia ex censibus illorun sodalitii, partim ex veteris nole venditione comparata, hanc fundi [curavit]. Opus Philip Iustiniani Fulgin(iensis) Aloisius Capulsini Sancti Tomae A(dministrator) P(astoralis) Ecclesiae de Lisciano Rector, Petro Cinaglia Populique sumptibus refundi curavit. Opus Donati Bastianzetti aretini A.D. MDCCCCXXXX”.

In traduzione (dello stesso Silvestrini): “Mauro Cocchi, rettore di questa chiesa, alla presenza dei priori della Confraternita del Rosario, in parte col denaro raccolto dalle questue del loro sodalizio, in parte ricavato dalla vendita della vecchia NOLE [è il nome della casa fonditrice della prima campana], ordinò che la stessa fosse fusa. Opera di Filippo Giustiniani folignate. Luigi Capulsini che governa in veste di amministratore pastorale la chiesa di San Tommaso di Lisciano, a spesa di Pietro Cinaglia e della gente, ordinò che fosse nuovamente fusa. Opera di Donato Bastianzetti aretino, Anno del Signore 1930”.

2 Campana sul suo supporto metallico-2


 

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