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INVIATO CITTADINO Perugia celebra il nome e la memoria del carabiniere Salvo D’Acquisto

Ai Notari il monologo scritto e interpretato da Claudio Boccaccini

Perugia celebra, ai Notari, il nome e la memoria del carabiniere Salvo d’Acquisto con un monologo scritto e interpretato da Claudio Boccaccini.

Quando microstoria e macrostoria s’incontrano e si fondono in una narrazione intrisa di amore e orgoglio, di coraggio e dignità.

Sala piena di pubblico civile e militare, trasversale alle età, unito nell’ottantesimo anniversario di un evento memorabile, che vale la pena di riferire. Perché una cosa è trovarlo nei libri di storia. Altra cosa è riviverlo attraverso il racconto, appassionato e sapiente, del figlio di uno degli uomini sottratti alla morte dal sacrificio dell’eroico carabiniere poco più che ventenne.

Dice Boccaccini, visibilmente commosso: “Ripropongo lo spettacolo da dieci anni e ogni volta provo la stessa intensa emozione”.

Nello spettacolo c’è la somma di eventi pubblici e privatissimi, insieme a uno spaccato di costume e antropologia. Si ride, anche di quello che siamo stati e non siamo più. E ci si commuove. Gli anni Sessanta, pieni di speranze e di sogni. Con le Olimpiadi di Roma e il Berruti dagli occhiali scuri, le canzonette, il Musichiere e la televisione a casa di amici, i pantaloni a sigaretta e il pettinino in tasca, i ragazzi col ciuffo e le gite al mare con la “scatoletta” della NSU Prinz. Da proletari, s’intende, da “fagottari” con la fettina impanata e il cocomero che scrocchia. Mode e modi, ormai appartenenti alla filmografia dell’epoca e a un mondo in cui il vicinato e le relazioni davano senso alla povertà da sopportare con spirito solidale.

Tutto questo e tanto altro ha riproposto l’attore-scrittore Claudio Boccaccini, con intensità, cercando e trovando complicità. Commozione a iosa, non solo da parte dei componenti dell’Arma, generosamente presenti. Ma anche partecipazione e memoria. All’apparire della figura di quel ragazzo, agnello sacrificale, per assumere su di sé le conseguenze di un’ingiustizia che avrebbe colpito diseredati innocenti.

Tutto parte dalla scoperta di un ragazzo di sette anni, nel portafogli, di quella piccola fotografia conservata dentro la patente da Tarquinio, borgarolo romano che conosceva la parola gratitudine. E che saldava un debito di amore raccontando, non una ma tante volte, quella storia in cui Salvatore, detto Salvo, decise di salvare quelle ventidue persone, schierate sulla spiaggia davanti alle fosse da loro stesse scavate. Uno spettacolo dedicato ai padri. Perché, per essere padre, non si deve per forza aver generato. È sufficiente restituire vita e speranza anche a quelli che non ti sono figli.

E Salvo d’Acquisto resterà per sempre nella storia come prototipo assoluto di sacrificio e spirito dazionale. Per farci scoprire, ieri come oggi, cosa significa essere uomini. Cosa vuol dire essere carabiniere. Nel cuore. Oltre che sulle mostrine.

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