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INVIATO CITTADINO Ai ragazzi del Mariotti si deve offrire un luogo dove consumare il pasto e dove attendere le lezioni pomeridiane

“Allora, che si fa? Diciamo arrangiatevi? Facciamo mangiare i ragazzi per strada? È così che si asseconda il diritto allo studio?”

Quei ragazzi del liceo musicale Mariotti dovranno trovare un luogo dove consumare il pasto e dove attendere le lezioni pomeridiane. Altrimenti, il diritto allo studio va a farsi benedire.

Ma è proprio vero che la scuola ha il diritto di lavarsene le mani?” Dicono i genitori. Che, invero, la pensano in tutt’altro modo e sembrano decisi ad affrontare tutti i percorsi possibili per assecondare le legittime rivendicazioni che condividono coi propri figli.

I fatti. Su queste colonne abbiamo riferito le condizioni logistiche poco idonee all’accoglienza degli alunni in alcune classi del liceo ginnasio “Annibale Mariotti”. Finestre senza infissi, conseguente situazione termica di notevole disagio a carico di studenti e studentesse. Da qui la protesta degli studenti che hanno coinvolto le proprie famiglie nella doverosa segnalazione dei disagi.

Poi la questione dei pasti, che non si sa dove poter consumare. Il problema tocca in primis i ragazzi che risiedono fuori città, in frazioni più o meno distanti del Comune di Perugia. Costoro non possono rientrare a casa per pranzo e chiedono di poter consumare il pasto in un locale messo a disposizione dalla scuola.

Sebbene in modo ancora non ufficiale, la scuola si è dichiarata indisponibile. Niente dichiarazioni formali, ma alcuni insegnanti hanno lasciato intendere (parlando di “muro contro muro”) che la scuola non si assumerà questa responsabilità. Perché, si dice, non c’è personale che possa vigilare in questo momento dei pasti. Né esistono spazi idonei per la refezione, sebbene il cibo venga portato direttamente da casa, preparato dalle mamme. Poi ci sono di mezzo questioni di igiene, di sicurezza, specie in epoca di covid.

Allora, che si fa? Diciamo arrangiatevi? Facciamo mangiare i ragazzi per strada? È così che si asseconda il diritto allo studio?”, lamentano i genitori.

Aspettando Godot. Viene peraltro osservato che anche l’attesa delle lezioni pomeridiane costituisce un problema non secondario. Si tratta di materie curricolari, non di attività libere e complementari. Siamo in un liceo musicale e lo strumento costituisce un preciso momento formativo fondamentale, non marginale.

Insomma: tra la fine delle lezioni del mattino e la ripresa pomeridiana (che può avvenire anche ore dopo) questi ragazzi dove li mettiamo? Coloro che non possono tornare a casa e ripresentarsi per il completamento didattico della giornata dove stanno, fuori all’addiaccio? Magari sotto la pioggia? Non esiste un locale dove possano trattenersi a studiare e attendere l’inizio pomeridiano delle lezioni?”, protestano motivatamente le famiglie.

Si tratta di questioni sulle quali dovranno pronunciarsi, e alle quali trovare soluzioni adeguate, quanti ne hanno il potere/responsabilità morale e gestionale..

A chi il compito di farlo? Ma, naturalmente, alle autorità scolastiche di ogni livello.

Le famiglie non sono disposte a mollare. Dalle proteste verbali potrebbero passare alle manifestazioni di massa e alle carte bollate. Se studiare è un diritto, dovere delle istituzioni è creare le condizioni affinché questo diritto possa essere goduto nel migliore dei modi.

Altrimenti, comportandosi al “si salvi chi può”, si viene meno a un preciso dovere. Si fanno insomma parti uguali fra diversi. E questa non è giustizia. Ce lo ha insegnato don Lorenzo Milani che la scuola a misura di ragazzo, a Barbiana, ha dovuto inventarsela. E non ha avuto vita facile, ma ha lasciato un’impronta indelebile nelle coscienze e nella società.

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