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Venerdì, 26 Aprile 2024
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La toponomastica elcina sotto la lente dell’associazione Elce Viva. Ricordando Alfredo De Poi, attraverso la piaggia a lui intestata

La toponomastica elcina sotto la lente dell’associazione Elce Viva. Ricordando Alfredo De Poi, attraverso la piaggia a lui intestata. Si tratta di una scalinata che congiunge la zona del complesso architettonico di San Francesco al Prato con l’area universitaria di via Alessandro Pascoli, in uscita di fronte alla Mensa Universitaria. Scale tante volte percorse da Alfredo quando presiedeva l’Aba. E siamo sempre in zona elcina, riguardando la Conca nelle sue propaggini meridionali.

Una conferenza (più che altro: conversazione fra amici) che si e tinta di amicizia e culto della memoria. Questo il senso di un’iniziativa in grado di coniugare cultura e identità, attraverso la figura di un perugino vero come Alfredo.

Il saluto di Rita Floridi che legge una mail del presidente di Elce Viva Michele Chiuini.

L’accoglienza di Giovanna Giubbini, soprintendente archivistico. Che annuncia una golosa novità. Dopo l’incontro del 14 dicembre con l’archeologa Luana Cenciaioli, a far capo dal giorno successivo, la Sala sarà sede di un cantiere di restauro che procederà in modalità “aperta”, ossia consentendone la vista (non mancheremo di cogliere l’occasione).

Lega gli interventi Mario Squadroni, ex soprintendente archivistico, oggi presidente della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria.

Allo storico Mario Tosti il compito di delineare il versante dell’impegno politico di Alfredo De Poi di cui si esalta il ruolo avuto nella costruzione dell’Europa, almeno come intuizione delle sue potenzialità. Fino chiedersi cosa ne penserebbe oggi. Un sogno in svendita? Fu saggia premonizione di Alfredo quella di ipotizzarne un governo politico? Temi e problemi di forte attualità. Un accenno anche alla figura di Luciano Radi, intellettuale e politico. E un ringraziamento a Mario Roych (convintamente presente) che di Alfredo fu mentore e sodale.

Certo è che la figura di Alfredo spicca fra quelle dei giovani democristiani, per ampiezza di visione e profondità di pensiero. Oltre che per la vastità di cultura: da giurista, economista, poliglotta, scrittore, artista. Parlo per conoscenza diretta: vicino ad Alfredo avvertivi nettamente come fosse persona con una marcia in più. Capace di farti sentire piccolo senza umiliarti, ma cercando, e rispettando, il tuo parere. Con eleganza e generosa disponibilità.

Ed è stata l’occasione per ricordarne i successi e gli incarichi: dall’Europa alla Camera di Commercio, alla presidenza dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci”.

Proprio al versante artistico si è dedicato Andrea Baffoni che (letta una missiva di Massimo Duranti, assente per indisposizione) ha svolto un’ampia diegesi dell’attività di “pittoscultore” di Alfredo, che ha prodotto opere significative, con occhio attento al mondo del lavoro, alla civiltà dei consumi, al bisogno di ricerca espressiva e di contenuti.

Spigolatura personale. L’amicizia e il ricordo di Alfredo De Poi sono per me incancellabili. Oltre alla memoria grata, ne conservo dei doni d’arte veramente preziosi. Penso a “Miniera”, un’opera costituita da un cilindro scoppiato di vettura, all’interno del quale sono incollati pezzi di silicone colorati. A dire che, anche nel buio della miniera (e nella disperazione della ragione), c’è spazio per la speranza che conforta. E poi un piccolo dipinto, da lui denominato “L’incubo di Monet”. Con riferimento alle ninfee del Maestro impressionista. Mi spiegò che si trattava di un cartone dove il “culo” dei barattoli di colore avevano lasciato impronte circolari, da lui artisticamente rielaborate. Quell’opera è incorniciata nel mio studio. Tutte le volte che la guardo mi si stringe il cuore. Ricordando il giorno in cui la moglie Chiara mi chiamò per dirmi che Alfredo se n’era andato. Ma non se n’è andato dal cuore e dalla mente di chi lo ha conosciuto e amato.

Ecco perché non posso mancare quando si tratta non di commemorarlo, ma di ricordarlo.

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