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INVIATO CITTADINO Grande commozione al ricordo di Giacomo Santucci

Non una commemorazione, ma una memoria affettuosa dalla città

Grande commozione al partecipato ricordo di Giacomo Santucci, tenuto presso l’Istituto Comprensivo Perugia 5 (come anticipato su queste colonne).

Saluti delle autorità, coro di bambini, toccante intervento della nipote Maria che Giacomo adorava, e cui dedicò il suo libro più bello (“Mal di Perugia”, Guerra editore), comprensibile emozione del figlio Enzo. Discorsi di politici, giocati anche sul versante personale: Wagué per il Comune di Perugia e Antonio Bartolini assessore regionale. Relazione del dirigente Fabio Gallina che ha ricordato il forte impulso fornito da Santucci all’innovazione didattica, soffermandosi sulle basi del metodo montessoriano. Ricordi di amici, colleghi (fra i quali Gabriele Goretti), docenti.

Insomma, un evento improntato al ricordo commosso e partecipe, non alla “commemorazione”, dalla quale certamente Giacomo avrebbe preso le distanze con la consueta autoironia.

All’Inviato Cittadino è toccato il compito di ricordare un paio di spigolature ignote ai più… anche agli stessi familiari. Lanfranco Binni, il figlio minore di Walter, critico e politico nazionale, mi ricordava, tempo fa: “È stato Santucci a insegnarmi a leggere”. Insomma: Santucci come maestro di Lanfranco, uno dei massimi studiosi al mondo di Aldo Capitini, oltre che francesista di vaglia e traduttore dei classici dell’Ottocento letterario d’oltralpe.

La misura della confidenza e dell’intimità dei rapporti fra Santucci e Binni – sempre a memoria di Lanfranco – è anche documentata dal fatto che fu Santucci ad aiutare l’impacchettamento dei libri quando Walter Binni si trasferì da via Lorenzo Spirito Gualtieri dove era nato lo stesso Lanfranco.

Un altro paio di questioni voglio ricordare. La prima è la sorte dell’immenso archivio fotografico, di documenti, di inviti… Giacomo era un voracissimo accumulatore e dal suo archivio potrebbero emergere perle di immenso valore storico, politico e culturale. Forse lettere con Capitini e altri esponenti della cultura e del milieu politico nazionale. Intanto, le foto ad oggi digitalizzate ad opera del cugino sono oltre 20 mila e dovrebbero entrare a far parte delle risorse disponibili.

Poi voglio ricordare la questione della cassa di libri (affidatigli da Capitini, in carcere) che Santucci custodiva alla scuola Pestalozzi e della cui sorte si sono perse le tracce. E infine la storia dell’ispezione ministeriale, mandata per sanzionarne l’operato come maestro “troppo politicizzato”. L’ispettore venne, ascoltò le lezioni di Giacomo e, alla fine, gli confessò che “non poteva” essere d’accordo col suo operato. Ma gli disse, da uomo, “Continui così!”.

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