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Lettera aperta dell'ex assessore Enzo Coli per chiedere il recupero di un luogo caro ai perugini

“La sua chiusura è un oltraggio alla città del Grifo. Considerando che quelle pareti sono splendidamente affrescate e meriterebbero di essere ammirate da chiunque”

Mala tempora currunt... sed peiora parantur("Attraversiamo brutti tempi, ma se ne preparano di peggiori").  Questa la celebre frase  di   Marco Tullio Cicerone, presa in prestito dall’ex assessore alla cultura del Comune di Perugia, Enzo Coli, che scrive una lettera aperta al rettore Franco Moriconi. Scopo della missiva è quello di  sollecitare un recupero del locale – di proprietà dello Studium – posto al civico 2 di via Mazzini.

Nello stigmatizzare lo stato attuale e l’uso, a suo avviso, sminuente che di quel locale viene fatto, Coli ne rammenta la storia. Si tratta, infatti, di un luogo caro ai Perugini d’antan i quali ricordano che qui ebbe sede una barbieria, capace di annoverare fra i suoi clienti il fiore della gioventù (i cosiddetti “vitelloni”) della civitas perusina.

Quelle pareti affrescate hanno visto il barbiere Francesco e il suo socio applicare  pannicelli caldi e freddi, fare barbe a rasoio, tagliare capelli in punta di forbice: insomma, tutto l’armamentario tonsorio precedente l’avvento delle macchinette elettriche e del monopolio cinese delle barbierie di consumo.

Coli, ex professore di didattica del latino allo Studium peruginum, autore  di un fondamentale studio sul poeta erotico assisiate Properzio, oggi si dedica alla cultura giocosa, scrivendo sonetti satirici con lo pseudonimo autoironico di Boldrino (“da Panicale”, noto condottiero di ventura). Pur essendo lontano dalla politica attiva, Coli segue con passione i problemi della realtà cittadina. Si potrà prenderlo per stravagante, ma non si può disconoscergli una mente lucida, una pluralità d’interessi e uno spirito di servizio.

Nel merito, ricorda: “Quel locale fu tolto dall’Università al tonsore Francesco Carloni, grande artigiano, che custodiva religiosamente quel luogo, di viva e pulsante socialità. Oggi il locale è chiuso e fa pubblicità a non  si sa cosa”.

Aggiunge, in tono garbato: “Toccherebbe ricondurlo alla sua destinazione artigianale o comunque andrebbe riaperto”. Conclude: “La sua chiusura è un oltraggio alla città del Grifo. Considerando che quelle pareti sono splendidamente affrescate e meriterebbero di essere ammirate da chiunque”.

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