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Coronavirus, l'Azienda ospedaliera prepara il piano d'azione e da domani l'ospedale da campo entra in funzione

Terapie intensive, "modulo Arcuri" e nuovo personale. Il punto del direttore generale del Santa Maria della Misericordia, Giannico

Sarà utilizzato da domani. Postazione di pronto soccorso dedicata e di Obi, osservazione breve intensiva, per casi covid. Una postazione di accoglienza, insomma, fuori dalle mura dell'ospedale, ma in interconnessione. Dove opereranno 7 medici del Pronto soccorso sui 20 in organico che, di fatto, andranno a comporre due equipe, integrate da 4 chirurghi. 

L'ospedale da campo della Regione, dopo mesi di attesa, si prepara ad entrare in funzione. In modalità rivista rispetto all'iniziale realizzazione, ma pronto a trasformarsi, o meglio a tornare, sede di posti di terapia intensiva nel caso in cui l'emergenza lo rendesse necessario.

Il direttore generale dell'Azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia, Marcello Giannico, con la direttrice sanitaria, Simona Bianchi, e il direttore della struttura complessa di Pronto soccorso, Paolo Groff, ha fatto il punto sulla gestione dell'emergenza covid in ospedale e sul futuro prossimo. Futuro prossimo che passa per l'ospedale da campo, realizzato con i soldi donati da Bankitalia, e per il cosiddetto "modulo Arcuri", finanziato dal ministero a cui si aggiungono circa 200mila euro dell'Azienda ospedaliera per lavori complementari, che in allestimento nel piazzale "dei donatori", dove in una prospettiva al momento più lontana, saranno realizzate le nuove cucine dell'ospedale.Ma ora l'emergenza chiama. Sarà pronto tra la fine di marzo e l'inizio di aprile, "ma una data ancora non possiamo darla". E nel modulo troverannoi spazio altri posti di terapia intensiva (10), un reparto a se stante, in open space e - è stato spiegato - gestibile in maniera più razionale, collegato con un corridoio all'ospedale. L'idea, ha precisato il direttore generale, allo stato attuale delle cose, è che i moduli possano servire per accogliere i pazienti del reparto di Terapia intensiva 1. Reparto che dovrà essere integrato con altre 12 postazioni - c'è un finanziamento nazionale dedicato da utilizzare al più presto, ha precisato Giannico - e quindi canteriato nell'immediatezza con il trasferimento, provvisorio, nella struttura in fase di realizzazione. Un'occasione, insomma, per garantire i numeri di terapia intensiva, consentendo l'ampliamento strutturale. 

Nell'ospedale da campo della Protezione civile

Questo, ovviamente, se la situazione rimasse come adesso o ovviamente andasse migliorando. Ad oggi, ha spiegato il dg, "all'ospedale di Perugia ci sono 11 posti di terapia intensiva liberi e 6 di degenza" su, rispettivament,e 39 e 134 posti. "E finché non sono occupate tuttte e 39 le postazioni, con le terapie intensive nell'ospedale da campo non si andrà".

L'Azienda ospedaliera sta definendo un piano per l'emergenza, un piano da sottoporre alla Regione, messo nero su bianco con le forze che sono attualmente a disposizione e grazie all'aiuto, "soprattutto come approccio ed esperienza rispetto all'emergenza" del personale medico e infermieristico arrivato dalla Lombardia. Mentre il bando della Protezione civile di fatto "non ha avuto alcun effetto": La selezione ha portato a individuare 40 "candidati" possibili, ma in 4, due infermieri e due operatori socio sanitari, hanno aderito. Cinue infermieri e due medici sono stati messi a disposizione dal Coi, centro operativo interforze, saranno impiegati - è stato spiegato - tra Pronto soccorso e punto vaccinale. A livello regionale, invece, è stata completata la selezione per 90 infermieri - non provenienti da strutture pubbliche - che saranno ridistrubuiti tra le quattro Aziende, 21 per il Santa Maria della Misericordia, di cui 17 hanno già preso servizio. E ancora, in itinere, c'è l'assunzione di 9 anestetisti. Altro, dicono, il "mercato" non sembra offrire e la scarsa risposta al bando Prociv lo dimostrerebbe. 

Con il personale a disposizione, come detto, l'Azienda sta definendo il piano d'azione. Una operazione di razionalizzazione che procede a step in base al grado di evoluzione della pandemia e che prevede un graduale aumento del rapporto tra medico e pazienti e tra infermieri e degenti. La terapia intensiva prevede un rapporto di 1 a 4 per i medici e 1 a 2 per gli infermieri. Secondo le previsioni, si può arrivare a 1 a 10 per i camici bianchi e 1 a 5-6 per gli infermieri. "Non una situazione ideale ovviamente - sottolinea Bianchi - ma adeguato per affrontare l'emergenza. Per mantenere il rapporto di 1 a 4 servirebbero altri 6, 7 specialisti". 

Chiaramente affrontare l'emergenza incide sull'erogazione delle altre prestazioni, 400 prestazioni di tipo D, assicura Giannico, che saranno erogate in 60 giorni. L'attività chirurgica programmata, invece, non risulterebbe subire rallentamenti o particolari liste d'attesa perchè, come da accordo, "sono state erogate dalle case di cura private". 

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