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VISTI PER VOI Elio Germano dice l’indicibile. Prova (e riesce) a spiegare il XXXIII del Paradiso

L’operazione teatrale e culturale di Germano è superiore a qualunque attesa e di ciò va ringraziato. E grazie anche alla Stagione del Cucinelli, con un programma che non perde un colpo

Al Cucinelli. Elio Germano dice l’indicibile. Prova (e riesce) a spiegare il XXXIII del Paradiso.

E non fa l’atto di perdere i sensi, efficace espediente cui ricorre Padre Dante tutte le volte in cui la parola e la penna falliscono nell’intento del dire. Il Sommo Poeta lo fa nel III e V dell’Inferno, nel XXXI del Purgatorio, nel I del Paradiso… perché l’esperienza è irriferibile nei dettagli. “Trasumanar significar per verba / non si porìa; però l’essemplo basti / a cui esperienza grazia serba”. Insomma: “Non si può spiegare a parole il senso dell'oltrepassare la condizione umana; perciò l'esempio che ho fatto, basti a coloro a cui la grazia divina concederà l'esperienza di tale evento”.

La sfida di Germano è proprio quella di raccontare l’indicibile dantesco attraverso una mistilingua che si appoggia all’elettronica, alle luci stroboscopiche e alla sua straordinaria capacità attoriale.

Due drammaturgie sinergiche: quella recitativa di Elio Germano, quella sonora di Teho Teardo; validamente affiancati da due strumenti classici: il violoncello di Laura Bisceglia e la viola di Ambra Chiara Michelangeli. Per la regia di Simone Ferrari & Lulu Helbaek.

Una descrizione artistica e concettuale, teologica, teosofica e filosofica… che all’inizio spaesa. Poi ci si cala gradualmente nella convenzione che unisce tradizione e avanguardia.

Rendere l’Unità e Trinità di Dio, in tre cerchi concentrici, con luce accecante, irresistibile per la capacità percettiva dell’umana natura ha fatto tremare il poeta fiorentino, fino a indurlo allo svenimento in corner.

Germano compie, lucidamente, un’operazione di straordinaria caratura. Rende alla perfezione lo sforzo, il dramma, la tensione irrisolta di chi vorrebbe e non può. Credibile, umanissimo.

Ed ecco che la preghiera di Bernardo alla Vergine ci fa avvertire la potenza del dramma Jacoponiano, che per noi umbri è Vangelo. Dante avverte, e noi con lui, la visione salvifica, il mistero dell’universo squadernato in eterna verità, fino alla folgorazione del cuore e dell’intelletto. Insomma, tutto quello ch’era follia sperar.

Elio Germano ha saputo rendere alla perfezione la forza di similitudini indimenticabili e commoventi, come quella del lattante che attinge alla mammella della madre (“Omai sarà più corta mia favella,/ pur a quel ch'io ricordo, che d'un fante / che bagni ancor la lingua a la mammella”). E ci ha resi partecipi di un impegno divulgativo di altissima cultura.

L’operazione teatrale e culturale di Germano è superiore a qualunque attesa e di ciò va ringraziato. E grazie anche alla Stagione del Cucinelli, con un programma che non perde un colpo.

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