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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Udi, l'Ordine delle professioni infermieristiche "contro" la sentenza del Conisglio di Stato

Il presidente Volpi: "Bocciata la Degenza infermieristica, senza valutare però l'efficacia dell'organizzazione"

La bocciatura dell’unità di degenza infermieristica da parte del Consiglio di Stato ha messo la parola fine a una querelle giudiziaria avviata dai sindacati Cimo e Aaroi sulle competenze professionali nata con l’istituzione, nel 2015, degli specifici reparti di degenza, voluti dalla Regione con l’intento, al contrario, di alleviare il carico di lavoro dei medici. La sentenza chiarisce che “al personale medico compete la gestione del percorso terapeutico e clinico del paziente, mentre alla struttura infermieristica spetta il compito di attuare il percorso propriamente assistenziale”, definendo “illogica e ingiustificata” la “confusione” creata dall’ospedale di Perugia tra personale medico ed infermieristico, a cui era stata affidata la gestione dei pazienti ricoverati nelle Udi. Critico il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche, Nicola Volpi, che sottolinea come “L'Unità di Degenza infermieristica è strategica per l'assistenza ai soggetti anziani con patologie croniche, anche multiple, nelle fasi post acute della loro malattia. Le patologie cronico degenerative necessitano di un'assistenza continuativa, la quale attualmente non è completamente garantita dal sistema sanitario italiano. In questo contesto l’Udi si occupa della gestione di pazienti clinicamente stabili, in fase post-acuta, che provengono dalle unità operative in cui sono stati trattati per l’evento acuto e hanno iniziato il loro percorso assistenziale".

"Nel modello organizzativo dell'Udi - precisa Volpi- vengono delineate le specifiche competenze e gli ambiti di autonomia di tutti i professionisti sanitari coinvolti; in particolare gli infermieri garantiscono, nel periodo di degenza, continuità assistenziale e il mantenimento di un adeguato standard assistenziale favorendo il più rapido recupero dell’autonomia in un’ottica di reintegro al domicilio o di ricorso a forme di assistenza residenziale o riabilitativa a livello territoriale".

Il servizio a gestione infermieristica vanta in Italia una consolidata esperienza, ricorda Volpi, avvalorata da numerosi studi che dimostrano che le diagnosi infermieristiche maggiormente formulate nelle Udi sono quelle di deficit della cura di sé, dell'igiene personale e compromissione della mobilità. In termini di outcome si è riscontrato, alla dimissione, un generale miglioramento dei livelli di dipendenza dei pazienti rispetto all'ingresso.

"Ogni modello organizzativo deve essere valutato in termini di qualità e soddisfazione percepita dagli utenti - conclude Il presidente -   e le unità di degenza a gestione infermieristica garantiscono un elevato livello di gradimento da parte degli assistiti, dei familiari e degli operatori coinvolti. Consentono inoltre un'elevata qualità assistenziale, nonchè efficacia, efficienza e appropriatezza nella gestione dei ricoveri ospedalieri”.

“Gli infermieri hanno dimostrato, anche da prima della pandemia, il loro valore e l'elevata professionalità, che tuttora stanno mettendo a disposizione del sistema sanitario e dei cittadini per il governo dei processi assistenziali a tutti i livelli di responsabilità e in situazioni spesso difficili e complesse, senza mai entrare in conflitto con altre professioni sanitarie.  Riteniamo – commentano i consiglieri dell’Ordine - sia necessario un forte cambio di passo dove le parole d’ordine che guidano le scelte e la governance dei servizi sanitari devono essere multi-professionalità e competenza. E' necessario che vengano chiarite e valorizzate le competenze infermieristiche e in tal senso, a livello centrale, vengano ridisegnati i processi di erogazione dei servizi sanitari in relazione al progresso tecnologico ed al cambiamento di ruolo degli, infermieri e delle altre professioni sanitarie. Non sono più accettabili schemi gerarchici e non lungimiranti che, sulla base di retaggi culturali obsoleti e classisti, prevedano una sanità statica e monoprofessionale”.

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