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Affabulazioni lacustri e silvestri nell’opera di Luciana Bartella

Il 'viaggio' dell'Inviato Cittadino nell'opera di un'artista riconosciuta a livello internazionale, capace di esaltarsi nella contemplazione estatica della natura

Affabulazioni lacustri e silvestri nell’opera di Luciana Bartella. Una splendida artista, accreditata da riconoscimenti e mostre internazionali: Roma, Monaco di Baviera, Augsburg...

Non si contano quelle proposte con grande successo nel nostro territorio, fra le quali ne ricordo una, da me presentata alla magionese Torre dei Lambardi. Con l’emozione derivante dal privilegio del contatto con l’artista, dalla commozione con cui osservo prodotti di caratura inusuale. Senza dimenticare l’ammirazione per la persona, già collega in quel di Torgiano, docente persuasa e amatissima, signora di elevata discrezione e composta educazione.

Luciana eccelle anche nell’incisione, cui fu proficuamente avviata dal maestro Pietro Parigi. In linee essenziali e intrise di geometrico lirismo, racconta luoghi e piante, fiori e animali, boschi e campi arati, vigneti e colli punteggiati dall’olivo.

Ma il suo canto vola alto e libero soprattutto nei territori della pura poesia quando Bartella si esprime con la tecnica dell’acquerello. 

Fiori e prati, profili di rocche e semplici case coloniche si animano di vita e sembrano balzare dal foglio, col bagliore accecante di luce. Luciana raramente traccia una bozza, ma agisce con mano sicura e cuore impavido, in un dialogo ininterrotto col supporto candido, un terreno vergine da arare, come nell’indovinello veronese.

Una luce che dà letteralmente “alla luce” lo spirito ecologista e campestre di un’amante della natura, declinata in tutte le forme biologiche, vegetali e animali. 

Luciana è capace di esaltarsi nella contemplazione estatica della natura, declinata nel guizzare della lucertola e nelle coccole del gatto, nella semplicità misteriosa delle piante grasse e nei colori cangianti delle acque del Trasimeno. Il luogo dove ha scelto di vivere soddisfa la sua sete di “natura naturans”, da seguace di un panteismo convinto, quasi come riconoscimento della perpetua attività generatrice di Dio.

Quando Luciana parte con la cassetta dei colori, si incammina ogni volta nei sentieri reali e immaginifici di un’avventura antica e sempre nuova. A dimostrazione del fatto che si può generare poesia col pennello non meno che con le parole. D’altronde c’è chi ha scritto “ut pictura poesis”, perché la poesia è come un quadro. Queste due espressioni dell’anima  si possono riguardare, rileggere, riesaminare, cogliendone ogni volta significati imprevisti e nuovi. Che vanno anche oltre il senso immediato e letterale.

Così, quando Luciana va per prati e si incanta stupefatta ad ammirare l’opera del Creatore, sembra perdersi nella meditazione e nella pittura. Perché occorre perdersi per trovarsi. E Luciana Bartella continua ad insegnarcelo. Instancabilmente.

Questo è ciò che penso e provo contemplando la sua opera. Che non conosce il tempo. Destinata a rimanere. Sempre e comunque.

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