INVIATO CITTADINO 8 marzo, a Palazzo Baldeschi si celebra la donna ispiratrice di opere d’arte
Come vedere tanto con un biglietto solo. Roba da provocare la sindrome di Stendhal
Donne, donne… eterni dei. 8 marzo, a Palazzo Baldeschi si celebra la donna come ispiratrice di opere d’arte.
Si chiama “Storie di donne: dal ’600 al ’900” la specialissima visita guidata che punta i riflettori sul percorso tematico legato alla ricorrenza. Il percorso è infatti incentrato sull’approfondimento delle figure femminili quali emergono nelle collezioni d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia esposte e Palazzo Baldeschi al Corso.
Attraverso la selezione di alcune opere di particolare appeal, i partecipanti avranno la possibilità di conoscere l’universo femminile e la sua rappresentazione artistica tra Seicento e Novecento.
Significative le opere incluse in questo viaggio attraverso la bellezza, la seduzione, il valore della donna. Non una donna qualunque, s’intende. Ma quella che si è distinta anche in àmbiti ritenuti squisitamente maschili, come la pittura e la poesia.
Ma porte aperte anche a donne speciali che sono state in grado di muovere l’immaginario maschile a produrre opere che segnano la storia dell’arte e della letteratura.
Vale citare la Carità Romana di Gian Domenico Cerrini (il Cavalier perugino) o la Laura del Petrarca, ritratta da Giuseppe Magni, e Nanna Risi, amante del pittore Anselm Feuerbach. Senza dimenticare la Charlotte Corday, rivoluzionaria francese, che non esitò a infilare il pugnale su Marat.
Della Corday è esposto “L’arresto”, opera uscita dal pennello di un anonimo francese (foto).
Incluso nel costo del biglietto anche “#Incursioni. Un dialogo fra le opere della Galleria Nazionale dell’Umbria e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia”, oltre ad “Amori Antichi. Ceramiche, disegni e incisioni nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia”, e “Custodire l’arte. Dalla Valnerina a Palazzo Baldeschi”. Nel pacchetto anche la Collezione permanente Alessandro Marabottini.
Insomma: come vedere tanto con un biglietto solo. Roba da provocare la sindrome di Stendhal.