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Martedì, 30 Aprile 2024
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L'INDISCRETO di Maurizio Ronconi: La Russa e Apache... il caso giudiziario e quello politico

In questa torrida estate sono settimane, e non solo perché a corto di notizie vere, che giornalini e giornaloni ci informano compiutamente della avventura, si fa per dire, del figlio di La Russa, Leonardo Apache, parte di una figliolanza che comprende anche Geronimo e Cochis. E per fortuna che non c’è Buffalo Bill altrimenti per le vie della Milano bene ne avremmo avute di cotte e crude. Al di là dei nomi che comunque la dicono lunga sulla guasconaggine del Presidente del Senato e forse delle sue compagne, solo una democrazia immatura trova ragioni di critica politica per le malefatte, e questa di Apache se fosse vera, sarebbe assai grave, imperdonabile, dei figli di un’alta carica dello Stato. Non è che questo vizio sia nuovo. Fece storia la disavventura del figlio di un politico importante come Piccioni o di quello di Donat Cattin che si dimise da ministro. Ma quelli erano altri tempi.

Imbastire una critica verso il padre e perfino verso il partito che da sempre lo accoglie come tra i più importanti leader, riversando su La Russa le presunte, ad oggi presunte, colpe è vero imbarbarimento. Riportiamo la politica nel suo naturale alveo e lasciamo le questioni familiari e questa in particolare alle indagini della magistratura e anche alla coscienza dei protagonisti e delle presunte vittime. Però alcune considerazioni vanno fatte. A molti di noi, ormai quasi settantenni, i nostri genitori hanno offerto nella educazione un segno di severità,
di rigore, per cui mai nelle controversie spesso piccole, quelle infantili, venivamo assegnati alla parte del giusto, al massimo in quella dei corresponsabili.

Brutto segno offerto quello di genitori immediatamente ed acriticamente schierati dalla parte dei figli perché è un comportamento questo che poi vieta di rifarsi all’accaduto come strumento educativo, di insegnamento e indicazione del discrimine tra quello che è buono e quello che invece                                                            va censurato. Per scendere nel particolare appare assai singolare che violenza o no, speriamo davvero di no, che Apache accolga nel dopo discoteca la ragazza nella casa di famiglia tanto che il padre il mattino successivo gli rivolga il buon giorno. Per noi la casa di famiglia, quella in cui abitavamo con i nostri genitori era sacra, era davvero un tempio di rispetto per i genitori e anche per i fratelli, non poteva diventare il luogo del giaciglio per l’avventura, o peggio, altro, di una notte.

Non aver tenuto questo rigore è responsabilità dei genitori perché sottende anche una concezione della famiglia più come scudo per difese acritiche che come luogo di solida educazione. E poi, aver fornito ad Apache una scheda telefonica e dunque un telefonino schermato dalla immunità del papà, appare se non altro una imprudenza ma anche una impudenza dettata da una frequentazione forse troppo lunga dei luoghi del  potere.Lasciamo che la brutta vicenda abbia il suo corso, che gli inquirenti possano fare chiarezza, che, Ignazio La                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Russa possa, ritrovata la serenità, riprendere a svolgere il suo altissimo compito di seconda carica dello Stato, ma non si può sfuggire da un giudizio severo su come La Russa padre abbia affrontato il compito educativo del figlio e di certo indipendentemente dal giudizio che verrà sull’accaduto.

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