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LIBERO PENSIERO Fontivegge, gli errori nell’architettura

Parla Michele Chiuini: anche qui Aldo Rossi ha toppato

E veniamo agli errori nell’architettura. Anche qui Aldo Rossi ha toppato. Parla Michele Chiuini. Premettendo: “Nelle piazze è piacevole sicuramente ammirare l’armonia dell’architettura, l’equilibrio della composizione, le proporzioni dello spazio”.

Cosa c’è, in piazza del Bacio, che non va?

“Ci sono aspetti che sono concettualmente interessanti in piazza del Bacio, anche se su questo ci sono opinioni discordanti. Sicuramente siamo di fronte al linguaggio post modernista di Aldo Rossi che ha fatto scuola in Italia e nel mondo negli anni ’70 del secolo scorso”.

La figura di Aldo Rossi è fuori discussione. O no?

“Aldo Rossi era divenuto famoso inizialmente come teorico della forma urbana, con il suo libro “L’architettura della città”, fornendo contributi importanti a questa disciplina”.

Dove ha sbagliato?

“Rossi ha concepito Il complesso di Fontivegge senza tener conto di come gli edifici venissero usati nella vita quotidiana. Finché l’architettura resta un disegno elegante (e su questo Rossi è indiscutibilmente un maestro) non ci crea problemi, ma l’architettura è anche fatta per essere vissuta”.

Insomma, poca attenzione alla pratica?

“Purtroppo, dei disegni, per quanto belli, non bastano a garantire un’architettura che funzioni, quando viene costruita ed abitata. L’errore maggiore sta nella progettazione dei portici, cosa che non ci aspetteremmo da un architetto del nord: a Milano ci sono portici splendidi sia antichi che moderni, come a Torino o Bologna e in altre città minori”.

Qual è, allora, l’errore di Rossi?

“I portici di piazza del Bacio rendono invisibili le attività commerciali che vi si installano, perché le colonne sono troppo fitte e a base rettangolare, come dei setti murari che fungono da schermo per chi si trova lì dietro. Funzionano benissimo come frangisole, ma impediscono la vista di quello che c’è sotto i portici o dietro le colonne. Il che genera incertezza, se non proprio paura, specialmente la sera. Non sorprende che le attività commerciali lassù falliscano”.

La tua analisi è condivisa da altri?

“Scriveva Paolo Belardi nel 2013 che, al pari delle Piazze d’Italia di Giorgio De Chirico, non si può non immaginare [piazza del Bacio] deserta, ovvero popolata solo da quelle luminosità radenti e da quelle ombre sfumate che la drammatizzano all’alba e al tramonto”.

Quali le (esiziali) conseguenze?

“Il problema è che una piazza deserta viene popolata non solo da luci radenti, ma anche, e nostro malgrado, a differenza di un dipinto, da spacciatori e prostitute e diviene teatro di risse e ubriachezza molesta”.

Dunque?

“In conclusione, se la piazza del Bacio è incompiuta, lo è anche per un errore di valutazione della sua fattibilità. In altre parole, se si adotta un progetto importante, si deve avere la certezza che sussistano le risorse per realizzarlo. Esistono però fondati dubbi sulla sostenibilità del complesso di Rossi. Anche qualora fosse completato come da progetto iniziale”.

Ergo?

“Si apre uno spiraglio: forse proprio la sua incompiutezza dà spazio alla possibilità di una ragionevole, eventuale trasformazione”.

[Le conclusioni nel servizio di chiusura]

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