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Domenica, 28 Aprile 2024
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L'INTERVENTO | Comitato “Chi salverà Ponte San Giovanni?”: "Il Nodo di Perugia: oggi è l’unica soluzione realizzabile"

Riceviamo e pubblichiamo la nota del comitato perugino che si batte da tempo per la realizzazione del Nodo di Perugia per liberare dalle auto e dai gas inquinanti Ponte San Giovanni e frazioni limitrofe.
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di Comitato “Chi salverà Ponte San Giovanni?”
Come si dice "Il Diavolo fa le pentole, ma non i coperchi". Nel nostro caso, il Diavolo è l'ANAS, le pentole sono i recenti lavori di manutenzione della E45, tra Collestrada e Balanzano, i coperchi sono il traffico infernale che, senza rispetto per chi si aspettava finalmente un po" di pace, ha subito oggi ripreso possesso, con furore, del tratto di strada suddetto, producendo il solito risultato di sempre: code, code e ancora code, disagi, imprecazioni di chi sarebbe arrivato in ritardo, e inquinamento, tanto, sempre più insopportabile. Dunque, neanche il Diavolo ha potuto metterci una pezza, il male è troppo grande, occorre un rimedio radicale, che vada al fondo delle cause della malattia. 

E il male è che una sola strada non può contenere i veicoli di cinque altre che vi confluiscono da ogni direzione del Centro Italia, oltre che da Ravenna.
Cinque strade a quattro corsie che vanno a confluire in una sola, che poi si biforca in due corsie uniche, una verso Roma, l' altra in salita verso Firenze, cacciandosi poi nella trappola delle gallerie sotto Perugia. Altro che il Diavolo, qui ci vorrebbe proprio un miracolo dell'Ente Supremo per impedire il caos che subito si ripropone, e si riproporrà sempre, fino a che non verrà districato il Nodo insuperabile, quello appunto che soffoca Collestrada, Balanzano e, soprattutto, Ponte San Giovanni, prima di ingolfare Perugia e tutta la zona sottostante, fino a Corciano, la più grande e importante area produttiva e commerciale dell'Umbria. Il Nodo di Perugia, sempre lo stesso, dannazione di chi ci abita nei pressi e deve attraversarlo, godimento di protettori della natura vegetale, ma non delle persone in carne ed ossa, che si addestrano da anni a riproporre cortine fumogene al posto di vere, tempestive soluzioni a un problema drammatico da ogni punto di vista, non lesinando accuse a chi tenta, semplicemente, di poter tornare a respirare e a chi si dà da fare a questo fine.

Ma anche i muri lo hanno capito, ormai: non si esce da questa trappola se non offrendo alternative differenziate ai tre flussi di traffico che determinano un unico ingorgo ai piedi dell'acropoli perugina: un flusso deve essere indirizzato verso Roma, attraverso il Nodino - prima tratta del Nodo di Perugia, entrando in galleria a Collestrada e uscendo a Madonna del Piano, per riprendere la sua strada in direzione della capitale. Un secondo flusso deve invece essere immesso nel Nodo di Perugia, da Madonna del Piano verso l'Ospedale regionale, l' area industriale e commerciale di Sant'Andrea delle Fratte e di Via Pievaiola, per poi raggiungere Corciano e la sua ampia area commerciale ed essere immesso nel raccordo autostradale Perugia - Bettolle, in direzione Firenze. Il terzo e ultimo flusso, in ingresso salendo da Ponte San Giovanni, deve essere riservato al traffico locale, diretto a Perugia.

Solo così, iniziando appena possibile, cioè appena finanziato dal Ministero dei trasporti e delle Infrastrutture, il Nodino, aggiornando la progettazione già esistente del tratto Madonna del Piano - Corciano e realizzandolo in tempi rapidi, riservando l'accesso di Ponte San Giovanni al solo traffico locale, si sbroglierà l'impiccio infernale che minaccia non solo la salute dei disgraziati abitanti che ne sono direttamente investiti, ma soffoca sempre più l'economia, il lavoro e lo sviluppo dell'intera economia regionale. Se si vuole obbedire a ciò che suggerisce la ragione, questa è la sola via d'uscita che si presenta realisticamente, in parte già progettata e avviabile. 

Se invece si vorrà seguire incomprensibili pregiudizi, vecchie e superatissime argomentazioni e il tanto peggio tanto meglio, si continui a strologare su distruzioni che non esistono, ferite catastrofiche all'ambiente, sventramenti inesistenti di boschi e così via, soddisfacendo il proprio ego straripante, ma chiudendo gli occhi di fronte al conto che il futuro presenterà alle nostre future generazioni. 

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