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L'INDISCRETO di Maurizio Ronconi | I cattolici in politica tornano di moda. Una malintesa presenza

Si rivedono i cattolici in politica. Seppure in modo episodico, ma non casuale, non a Perugia ma a Foligno, in prospettiva forse anche in Regione, il centro sinistra e in particolare il Pd, propone ai vertici delle liste di coalizione esponenti di primo piano del mondo cattolico. A Foligno anche Alternativa Popolare, il movimento di Bandecchi per intenderci, propone come candidato sindaco un esponente del mondo cattolico già direttore del settimanale diocesano. Forse un risveglio, un rinnovato interesse per il mondo cattolico in parte sottrattosi dopo la fine della Democrazia Cristiana ad un coerente impegno nella politica. Non che in tutti questi anni non ci siano stati i cattolici nell’agone politico, anzi, ce ne sono stati e tuttora ce ne sono, molti ricoprendo anche ruoli rilevanti, in alcuni casi rilevantissimi, ma sono lì non per il loro essere cattolici bensì per acclarate capacità personali ed autorevolezza. Comunque spesso su fronti diversi e raramente convergenti.

Ora invece le cose cambiano. Il Pd a Foligno, ma anche Alternativa Popolare, candidano ai vertici delle rispettive coalizioni e partiti uomini certamente rispettabili, forse anche capaci ma soprattutto per la loro appartenenza al mondo cattolico, anzi ai vertici delle organizzazioni cattoliche. Queste scelte evidenziano non poche criticità. Non sono queste le modalità immaginate, anche dai vescovi, per impegnare i cattolici in politica. Al momento oltre all’annuncio dei candidati non c’è lo straccio di un programma e soprattutto sui temi eticamente sensibili, quelli non negoziabili, la vita dal concepimento alla morte naturale, la famiglia, la libertà di educazione e la libertà religiosa, non pare che ci sia una contaminazione in quegli schieramenti conseguente alla guida degli stessi da parte di esponenti cattolici. Nelle coalizioni di sinistra in quello che oggi viene chiamato “campo largo” sono note posizioni anche radicalmente laiciste.

Queste candidature dei cattolici, nate non da una riflessione meditativa maturata nell’ambito delle stesse organizzazioni cattoliche bensì nelle fumose sedi di partito spesso ben distanti dalle sacrestie, saranno divisive nella società e soprattutto tra i cattolici, come per altro sta già avvenendo. La contestazione dunque non è nella presenza dei cattolici in politica, ci mancherebbe, bensì nelle modalità immaginate. Si individuano esponenti di organizzazioni cattoliche e proprio nel nome delle loro primarie responsabilità associative vengono candidati ad amministrare un Ente, un comune, la Provincia o, in futuro, forse, la Regione. La sensazione è che il Pd e la sinistra immaginino più “cavalli di Troia” per espugnare i fortini della destra che non l’auspicio e una attenzione rinnovata del complessivo e variegato mondo cattolico.

Se così fosse il risultato sarà negativo perché sottenderebbe una conoscenza superficiale del mondo cattolico oggi molto più attento ai contenuti, appunto ai temi non negoziabili, a quelli di principio, che non al protagonismo soggettivo di alcuni loro esponenti. Un peccato contaminare con un approccio non corretto una maturazione in corso nei cattolici più disponibili a ritornare protagonisti anche in politica a patto che si esaltino temi ed impegni a loro particolarmente cari. Quello che sta avvenendo pare non vada in questo senso.

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