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Martedì, 30 Aprile 2024
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In ricordo del grande Maestro Venanti. Carlo Antonio Ponti: "Credevo fosse immortale...."

Credevo fosse immortale. Il pittore ottimo ipocondriaco per grazia ricevuta. Zaira, Barbara e Luca Domenico ci scherzavano su. Per fortuna che è malaticcio altrimenti chi lo sa dove arriverebbe. Invece sotto questo caldo africano il suo cuore, penso, si è fermato come una pendola che ha esaurito la carica. Uno dei suoi segreti di operosa longevità era la sobrietà solenne nel mangiare, di sera l’ho visto alle cene del Bonazzi ricche di ogni leccornìa masticare distrattamente 30 grammi di prosciutto e 30 grammi di torta al testo. E una sfumatura di dolce. E io a riempirmi il piatto annaffiato da un paio di bicchieri di vino. 

Il segreto della sua lucidità. Pittore capace di epopee storiche dipinte, e da ultimo con una sorta di “ossessione” per l’entropia e per la triste condizione in cui versa il pianeta, costantemente vigile a domandarsi e a divulgare i sommi e inquietanti interrogativi che tormentavano, che so, Paul Gauguin fuggito nei mari del sud. Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Per Franco, quando mi chiamava, io sono un po’ pigro, si parlava sì di arte, ma specie della sua salute; mi ricordava, in tono minaccioso quasi, che ero più giovane (sic!) di lui e mi faceva sentire in colpa.

Quindi passava ai temi filosofici e teologici, a dire il vero a me un po’ ostici, soprattutto la mattina alle nove. Ma no, erano conversazioni, anzi monologhi incantevoli, conditi di aneddoti e di spolverate di gossip leggero e amabile. Tranne un paio di mostre, una interessante alla Scuola di Lingue Estere e una a Bevagna per il Mercato delle Gaite, non sono stato molto ricercato, e pure per libri rimasti sempre progetti. Eppure mi manca molto di più di altri artisti e poeti, transitati più a fondo nella lunga mia vita di agitatore di cultura. Ho appreso la notizia di notte, e la nottata non è stata lieta. Franco aveva una personalità così rilevante che si fatica a pensare che il suo corpo fragile in
apparenza, minuto, vestito sempre con eleganza armonica e appariscente, riposa il sonno eterno. Un altro grande vecchio si accoda a una schiera numerosa. E pensare che lo credevo immortale.

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