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Lunedì, 29 Aprile 2024
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IL BLOG di Franco Parlavecchio | Il caso Ferragni ci riguarda tutti: è la dimostrazione che dobbiamo tutelare, con nuove regole, i consumatori deboli

Sono bastati pochi giorni di capo chino per ripresentarsi sfacciatamente in video, sorridente, pronta a succhiare il sangue delle proprie vittime, spesso colpevolmente inconsapevoli. Non basta il silenzio di qualche giorno per dimenticare la vicenda che ha coinvolto l’imprenditrice Chiara Ferragni, almeno per chi non ha voglia di perdonare. Al di là di tutti gli aspetti giudiziari che sarà la magistratura a giudicare, questa triste storia ha aperto un chiaro dilemma su cosa significhi e quanto sia effettivamente regolare, abbindolare un pubblico debole e facilmente aggirabile.
 
Perché, se è vero che è stato usato l’inganno rispetto alla finta beneficenza sulla vendita di un pandoro, è altrettanto vero che si vogliono spacciare per diamanti dei prodotti normali venduti a prezzi esorbitanti. Questo è ciò che avviene da anni per ogni forma di pubblicità ma l’uso dei social ha amplificato e distorto l’uso. I contenuti sono creati ad arte, anche attraverso l’esposizione mediatica dei figli, solo con l’intento di produrre soldi. Se si vuole salvare un consumatore poco attento e facilmente aggirabile, allora va punito il metodo, anche quando non c’è l’inganno della finta beneficenza.
 
Si spinge un prodotto scarso per farlo pagare tre volte il suo valore. È vero che il consumatore ha il dovere di informarsi ma spesso anche l’informazione è piegata alle regole del mercato. Una volta tanto le attenzioni negative non si sono rivolte su Fedez ma sulla sua gelida compagna, la stessa che ha voluto festeggiare il compleanno del suo “amato” dentro un supermercato, offrendo a tutti gli invitati la consumazione libera di qualsiasi oggetto presente nel negozio. Un modo di festeggiare molto tribale, una presa in giro all’intelligenza umana, un inno allo spreco tra bottiglie rotte ed atti vandalici. Un affronto alla miseria, un insulto a chi fatica a riempire il cestino della spesa.
 
Per favore non chiamate artista un essere limitato che dal modo in cui si propone, dubito possa essere considerato normodotato. Assomiglia molto a ciò che troviamo nella parte destra e sinistra nelle mutande di un uomo. Forse sarebbe ora di svegliarsi e di buttare questa spazzatura non riciclabile nell’ultimo cestino che ci rimane, quello della indifferenziata perché l’unica battaglia che possiamo vincere è quella dell’indifferenza rispetto a questi minuscoli personaggi.

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