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Diario di Piazza del 6 luglio Umbria Jazz, i jazzisti che vengono dal freddo e maioliche style

E' il giorno dei grandi nordici: Igor Butman, accompagnato da parte della Moscow Jazz Orchestra, e il norvegese Jan Garbareck, lontano dalle scene del festival dal 1995. Vi segnaliamo la mostre di maioliche di Deruta dedicate ai 40 anni di Umbria Jazz..

Per coloro che sono nati e vissuti a Perugia, Umbria Jazz ha da sempre rappresentato un modo per riscoprire il piacere di sentirsi in piazza, di muoversi a piedi, di guizzare nel calderone ossessivo di musicisti, turisti, condividendone lo spazio e il tempo. Un tempo cristallizzato, veloce ma immutabile nel suo divenire, con i suoi concerti senza sosta, senza notte, ne giorno. Ma anche un tempo dilatato, espanso, grazie alle belle jam session tirate fino all'alba lungo corso Vannucci. Vecchie strade che come in un film si improvvisano magicamente piccole Broadway, stralci di terra di New Orleans, in cui rivivono ubriachi urlanti e piccolo borghesi, musici erranti e poeti reiterati, sax consumati, giri di rum. 

Il primo giorno di Umbria Jazz è il primo giorno di una grande festa. L'aria è voluttuosa e profuma d'incenso, lo stesso incenso proveniente da tutte quelle micro bancarelle che affollano le vie come in un grande mercato, costringendo l'olfatto a seguire un percorso sensoriale tra le note agre che si sprigionano dalla folla, e qualche aroma d'oriente che fuoriesce dai tanti Kebabbari sorti in ogni dove. 

L'ARTISTA CHE VIENE DAL FREDDO - Il grande baraccone prende vita dalla bocca d'acciaio che fino a ieri dormiva, ed ecco esplodere, dal palco in piazza IV Novembre, l'incantevole litania verace di voci gospel:  allegre, deflagranti.  Per ascoltare un esordio assoluto di uno dei più grandi sassofonisti russi, l'appuntamento è per stasera alle 17,00 al Teatro Morlacchi. Il fastoso mausoleo della prosa e della lirica, quest'anno ha messo a segno un grande artista: Igor Butman, accompagnato da un esemble di 16 elementi provenienti dalla Moscow Jazz Orchestra. Un quadro suggestivo per ascoltare questo elegante spaccato di Jazz russo; il tempio austero del palcoscenico all'italiana supera la sua autoreferenzialità per abbracciare un mondo altro, quasi a elevare la bellezza di due culture che hanno fatto della musica e del teatro, eccellenze nel mondo. 

IL PROGRAMMA UMBRIA JAZZ 2013

SEGNALATO PER VOI - A proposito di eccellenze, e in particolare del nostro Territorio, nel buio e nell'umidità prosaica della Rocca Paolina, un brillio crepuscolare attira l'occhio; la ceramica di Deruta. In un momento storico in cui l'artigianalità va quasi scomparendo, come non felicitarsi di una così attiva partecipazione  nel riconsacrare la nostra produttività nel mondo? il Consorzio Ceramiche Autentiche Deruta 1282, ha omaggiato i 40 anni di musica Jazz a Perugia, dedicando un intera collezione di maioliche, vasi, orologi, lampade e suppellettili vari proprio a questo tema.   Una collezione di manifattura rara, pregiata, il cui prototipo di ogni ceramica è stato disegnato e concepito dai ragazzi del liceo artistico di Deruta, a riprova di una continuità della tradizione che trova nei giovani radici forti per non smettere di vivere. 

IN VETRINA - All'Arena Santa Giuliana si esibirà stasera il grande nome del Jazz nel mondo; Jan Garbareck, lontano dalle scene del festival dal 1995. Il grande ritorno sul palco è accompagnato dal percussionista Trilok Gurtu, con cui vanta collaborazioni ventennali.  Vicino al folklore delle melodie scandinave, questo affascinante compositore e sassofonista norvegese ha spaziato dal Jazz più ordosso, alla world Music. Pioniere di composizioni Ambient Jazz, dissacrante eroe musicale, ha fatto della musica una potente arma per oltrepassare la barriera dei generi, votandosi a composizioni in cui i toni acuti e le lunghe note sostenute potevano ricordare gli inviti alla preghiera islamica. Dopo dischi d'avanguardia, cambiò completamente faccia a metà degli anni settanta, suonando jazz post-bop nell” European quartet” di Jeith Jarret. Celebrale e carismatico. 

LA GRANDE FOTOGRAFIA DEL JAZZ -  In Piazza della Repubblica il jazz si fondo con le foto di Steve Mc Curry che ha curato l'immagine nel mondo della nostra regione. L’installazione prevede 10 foto in grande formato retroilluminate, di cui 6 nuove ed inedite rispetto all’esposizione milanese. Regalano una suggestione chiara di che cosa è l’Umbria, quella della storia, della cultura, del paesaggio, dei borghi, degli antichi mestieri, delle tradizioni, ma anche dell’Umbria moderna e dinamica, dei suoi grandi eventi e delle sue eccellenze produttive, della vivacità della gente che in Umbria vive e lavora. È un aspetto peculiare dello stile di McCurry che ‘compone’ le sue immagini accentuando la presenza umana, ciò che rende sempre vissuti e contemporanei i momenti ritratti, a testimonianza che la bellezza è anche il frutto dell’umanità che la fa vivere”.

VIAGGIO FATICOSO NEGLI ARTISTI DI STRADA - Durante i 10 giorni che animano di suoni ogni anfratto della città di Perugia, scorre un brulichio sottile, frastagliato a tratti dal gemere intrepido dell'avanzata del grande carrozzone; il Festival in tutta la sua grandezza. Questo brusio sottomesso, ma forte della sua proletarietà, ogni anno  da vita ad un teatrino di musici, artisti e figuranti che occupano angoli di piazza, margini di strade o scalinate, inaugurando una sorta di Festival di strada che scorre parallelo e in pacifico accordo  alla manifestazione ufficiale.  Nulla di speciale se si pensa che già i nostri grandi comici dell'Arte, nel 600, partivano erranti di piazza in piazza in giro per l' Europa, montando palchi posticci e recitando a canovaccio. La condizione nomade del musico, attore o cantante, ebbra di sogni e solitudini, abbraccia ancora quell' idea- ormai un po' stereotipata -di purezza dell'arte, lontana dai contenitori di successo omologato e ridotta a mercè dei gusti della classe media. 

La performance assume una connotazione di presa diretta nel lavoro degli artisti di strada, hic at nunc,  senza barriere architettoniche tese a sottolineare l'elevazione meta – spirituale dell'artista,  ma condividendo, come in un carnevalesco teatro, lo stesso palco con lo spettatore. Ed è questa funambolica magia che si dispiega davanti ai nostri sguardi attoniti ogni qualvolta “inciampiamo”, distrattamente, sulla custodia di un violoncello riverso a terra, sul barattolo di offerte, sulla chitarra che interpreta una melodia.  Collocata in un circuito “off”, la vulgata di appassionati di arte da strada, propone inoltre, una sana e inconsapevole  riflessione sui valori dell'arte in un tempo di crisi economica in cui tutto pare debba essere inglobato entro rigidi schemi sociali e  retributivi, a sfavore di una condizione, quella umana, che ha bisogno di ben altre radici vitali di cui cibarsi per sopravvivere. Faremo un piccolo viaggio all'interno di questo pittoresco nonconventional  festival, ascoltando le voci di coloro che, dall'alba al tramonto, vivono di applausi leggeri, aspettando che il grande palco faccia qualche minuto di silenzio. 

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