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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Studio Bussola, i costi standard dell’area infettivologica in Umbria: dal Covid a Hiv

Lo studio Bussola ha preso in esame i dati di 62 ospedali in 14 regioni, tra cui la Regione Umbria

I costi per i ricoveri Covid senza terapia intensiva in Umbria hanno fatto registrare una perdita economica del 94 per cento, mentre i costi per i ricoveri Covid con terapia intensiva hanno fatto registrare una perdita economica del 140 per cento. Entrambi i dati secondo il Tariffato Drg – Costi: è quanto emerso in un incontro che si è tenuto nella sede della Giunta regionale di Palazzo Donini a Perugia con diretta online, durante il quale il Network Italiano Sanitario e la Regione Umbria, hanno presentato e analizzato i dati dello ‘Studio Bussola’ sui costi standard dell’area infettivologica, con particolare riferimento ai ricoveri con diagnosi Covid e HIV nell’anno 2020. 

Sono intervenuti la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, l’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto, il direttore Salute e Welfare, Massimo Braganti, il direttore dell’azienda ospedaliera di Terni, Pasquale Chiarelli, il coordinatore scientifico N.I.San. Alberto Pasdera, i direttori delle aziende ospedaliere e sanitarie, l’amministratore unico di PuntoZero S.c.ar.l. Giancarlo Bizzarri, dirigenti e funzionari regionali.

Questi gli obiettivi del progetto Bussola: elaborare i costi per episodio di ricovero secondo la metodologia del Clinical Costing, creare una banca dati per determinare dei valori di riferimento gestionali per tipologia di output (regime di ricovero, DRG, fascia di età, intervento chirurgico principale), fattore produttivo (medici, infermieri, farmaci, dispositivi sanitari e chirurgici, ecc.) e macro attività (degenza intensiva e non, sala operatoria, radiodiagnostica, patologia clinica, ecc.).

Lo studio Bussola ha preso in esame i dati di 62 ospedali in 14 regioni, tra cui la Regione Umbria, che sono associate al N.I.San., l'associazione scientifica che dal 2009 elabora i costi dei ricoveri e dei relativi standard economici e tecnici attraverso opportuni sistemi di indicatori. L’indagine condotta sui presidi ospedalieri delle quattro aziende sanitarie della Regione Umbria, con riferimento all’anno 2020, ha determinato i costi di 97.159 episodi di dimissione complessivi.

“Più analiticamente – ha spiegato Alberto Pasdera, coordinatore scientifico N.I.San. - è stata effettuata una specifica analisi organizzativo-gestionale per ogni aggregazione di risorse (personale, farmaci, dispositivi chirurgici/sanitari, ecc.) per ciascuna delle 380 unità di diagnosi e cura e servizi tecnico-amministrativi delle aziende. Dai dati raccolti emerge che i ricoveri con diagnosi Covid sono stati 2.967 (di cui 427 con terapia intensiva), pari al 3% del numero complessivo delle dimissioni e del 5,8% dei costi totali”. L'analisi dei DRG mostra una differenza significativa tra i costi Covid senza terapia intensiva, con un minimo di  7.360 euro, e quelli che invece hanno richiesto la terapia intensiva che arrivano a  72.201 euro.

“Il progetto Bussola ha riguardato ospedali di tutta Italia e l’Umbria è una delle poche realtà che ha partecipato come Regione con tutti i presidi ospedalieri delle quattro Aziende sanitarie - ha dichiarato la presidente, Donatella Tesei -  con l’Azienda ospedaliera di Terni individuata come capofila. Oltre che alle direzioni delle quattro Aziende, il ringraziamento va a tutto il personale dei vari uffici e servizi che ha lavorato nella raccolta dati, in un periodo già particolarmente impegnativo e sovraccaricato dall’emergenza Covid.  Si tratta di un lavoro importante che ci apre a un confronto stabile e costruttivo con un gruppo di ospedali italiani.  La raccolta dei dati – ha concluso la presidente - è fondamentale, ma al centro della lettura dei costi va sempre messa l’appropriatezza delle cure e degli interventi rivolti ai cittadini. Se c’è appropriatezza, riusciamo a garantire le prestazioni migliori. Bisogna quindi puntare prima su una buona organizzazione e questo sicuramente permetterà anche il pareggio dei conti”.

  “Il lavoro che viene illustrato oggi – ha detto l’assessore Coletto – è molto importante. Lo studio sui costi standard è partito nel 2013 come strumento quasi necessario per mantenere alta la qualità e l’appropriatezza delle cure del servizio sanitario nazionale che ricordiamolo, è su base universale. Proprio per questo – aggiunge – abbiamo l’obbligo di monitorare e dare dei compiti ben definiti alle strutture”.

Coletto ha quindi ringraziato l’Azienda ospedaliera di Terni che ha voluto questa sperimentazione, i professionisti per questa collaborazione che ha permesso di portare avanti studio, nonché tutti i professionisti del servizio sanitario regionale che con il loro grande impegno e lavoro hanno permesso di limitare i costi legati alla gestione covid”.  

“Per la sostenibilità del nostro SSN - ha precisato Pasquale Chiarelli - è necessario cambiare paradigma e passare  dalla logica del risparmio e dei tagli lineari a quella della corretta allocazione e del corretto impiego delle risorse; questo per evitare che il ‘conto’ delle inefficienze del sistema lo paghino proprio le strutture più efficienti e comunque le persone malate che vogliamo assistere e tutelare”.

“La ricerca – ha aggiunto Alberto Pasdera - ha anche permesso di evidenziare il costo dei 251 ricoveri (128 ricoveri per acuti e 123 DH) con diagnosi HIV, pari complessivamente ad un valore di 1.814.121 euro. Da notare che solo il 40% dei ricoveri per acuti presenta i DRG ‘tipici’ dell'HIV (DRG 489 e 490): di conseguenza, senza la presente ricerca, si può cadere nell'errore che i casi di HIV siano molto meno di quelli che effettivamente sono curati dalle strutture ospedaliere umbre”.

Giovanni Migliore, presidente FIASO (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere), a margine dell’incontro ha ribadito quanto già sottolineato  a Roma il giorno precedente, nella sede FIASO, in occasione della presentazione dei dati nazionali: “Lo studio Bussola rappresenta un’ulteriore dimostrazione di come la pandemia abbia messo a dura prova le Aziende sanitarie, rendendo ancora più attuale il tema della sostenibilità economica delle cure, che deve essere sempre guidata dalla necessità di porre al centro il cittadino e i suoi bisogni di salute”

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