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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Motivazioni sentenza Meredith, sotto processo finiscono media e Pm perugini

La Cassazione spara a zero contro gli inquirenti, i magistrati perugini e il clamore mediatico nelle motivazioni dell'assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito

Nel giorno in cui si ribadisce, con tanto di motivazioni espresse dalla Suprema Corte, che Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono definitivamente innocenti e fuori per sempre dal delitto di Meredith Kercher, sul banco degli imputati ora però sono stati fatti salire i giornalisti e i Pm perugini.

I primi colpevoli di aver alimentato un clamore mediatico da record internazionale, i secondi di aver sentito la pressione mediatica e quindi avrebbero cercato a tutti i costi dei colpevoli. Non sono ipotesi ma è tutto scritto nelle motivazioni che le agenzie di stampa hanno rilanciato in tutto il mondo: "L'inusitato clamore mediatico... e i riflessi internazionali della stessa vicenda, non hanno certamente giovato alla ricerca della verità provocando una improvvisa accelerazione delle indagini nella spasmodica ricerca di colpevoli da consegnare all'opinione pubblica internazionale".

Chiaro il discorso. Troppe telecamere, troppi articoli e quindi i giudici sono stati costretti ad agire velocemente e puntando su una pista piuttosto che su altre. Un teorema destinato a dividere e a far discutere a lungo. La Suprema Corte è andata giù dura anche sulle forze dell'ordine di casa nostra che hanno effettuato indagini e rilievi: "defaillance investigative" e "colpevoli omissioni".

Per i giudici della Cassazione sul luogo del delitto non ci sono prove che collocano Amanda e Raffale mentre "sono state rinvenute numerose tracce riferibili al Guede", l'ivoriano condannato a 16 anni di reclusione per l'omicidio della Kercher "in concorso" a questo punto con ignoti.  la presunta impronta sul gancetto del reggiseno attribuita a Sollecito è considerata "privo di valore indiziario" data la sua eseguità. 

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