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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

IL PERSONAGGIO Cento anni in musica e per la musica: auguri Ledo Lazzerini, fondò la Perugia big band

I ricordi e il profilo del grande Ledo messi nero su bianco del nostro Inviato Cittadino Sandro Allegrini

Buon compleanno, Ledo. Cent’anni in equilibrio sul pentagramma con l’adorato sax tenore. Un mito, un fiero sostenitore della musica, praticata con assiduità e passione. Ricordo quando, ragazzi, frequentavamo il mitico negozio di strumenti musicali e dischi Ceccherini, in piazza della Repubblica. Ledo Lazzerini era sempre ad accoglierti, sorridente e con la battuta pronta, da toscanaccio arguto e puntuto. Era un direttore non di facciata, ma operativo. E riuscì, con un manipolo di amici, a fondare la Perugia Big Band che avrebbe raccolto allori e trascinato folle di appassionati di jazz e non solo.

Ledo praticava, con grandissima classe, anche la leggera inserendo, nelle sue esecuzioni, quel feeling jazzistico che lo connotava. Sapeva svisare in modo ineguagliabile e sempre nuovo. Ricordo che Ledo amava mostrare con orgoglio delle foto vicino a grandi artisti. Teneva come una reliquia, e ci scherzava, una foto con una giovanissima Mina cui, con mano furtiva, lambiva il posteriore. Ledo era così: ironico, giocoso, battutista incorreggibile. Abbiamo passato mattinate di amicizia e cultura. Insieme all’amico notaio Oresta Trotta, con studio in Porta Sole e ‘succursale’ da Ceccherini. Trotta comprava tutto ciò che arrivava. Era una mania bella e buona. E incrementava gli affari del negozio. 

Oreste aveva la casa con le pareti interamente ricoperte di dischi: quelli oggi confluiti nella fonoteca che ne onora il nome e la memoria. E non c’era mattina in cui non scendesse via del Sole, facendo sosta al Caffè Turreno per una dozzina di pastarelle, per poi sedersi, da Ceccherini, su uno sgabello di pianoforte: l’unico capace di contenere una stazza che superava i 120 chili. E giù chiacchiere e battute, giudizi e stroncature. Ledo era invece magro ed essenziale. Svelto, intuitivo, generoso. Elegante, col nodo scappino alla cravatta, una trottola.

Amava, ed ama, la famiglia in modo totale e persuaso. Ricordo che una volta mi chiese di seguire il figlio Umberto che aveva qualche difficoltà di timidezza nelle materie letterarie. Lo feci con soddisfazione e Ledo me ne ringraziò mille e più volte. Oggi, superato il limite del secolo di vita, Ledo testimonia ancora un modo di stare al mondo gioioso e dignitoso. Non lo vedo da tempo, ma l’amico Franco Prevignano (cui sono debitore dello scatto in pagina) mi ha dato notizie fresche. E lo ringrazio perché mi ha richiamato alla mente brani di gioventù. Auguri, Ledo, amico generoso.

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