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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Assisi

Omicidio di Davide Piampiano, l'arrestato davanti al gip. "Voleva salvare se stesso e non ha fatto l'unica cosa da fare: chiamare il 118"

Le parole del giudice nell'ordinanza di arresto del 56enne per l'omicidio del giovane ad Assisi durante una battuta di caccia

Avrebbe mentito sin dal primo momento per salvarsi. Il giudice per le indagini preliminari Piercarlo Frabotta che ha firmato l’ordinanza di arresto per il 56enne che avrebbe ucciso Davide Piampiano mette nero su bianco le accuse: “Fermo proposito di salvare se stesso anche a costo della vita dell’amico gravemente ferito”.

Un comportamento che avrebbe portato l’uomo a ritardare la chiamata ai soccorsi, tornare a casa per disfarsi degli abiti indossati per la battuta di caccia, far sparire il bossolo dopo aver sparato contro l’amico, fino ad arrivare alla chiamata a un altro amico in cui diceva che a Davide sarebbe “partita una botta”.

Per il gip l’uomo avrebbe perseguito una “reiterata falsa rappresentazione degli eventi e nella significativa alterazione dello stato dei luoghi”, attraverso una “attività posta in essere in una quindicina di minuti e quindi frutto di un’adeguata ponderazione, con sufficiente freddezza e lucidità, delle conseguenze che sarebbero potute derivare anche solo da responsabilità colpose”.

Sulla base di quanto emerge dalla videocamera GoPro utilizzata dalla vittima e di cui l’arrestato non sapeva nulla, il giudice che l’indagato, “dopo aver colpito per errore l’amico, pensando che si trattasse di un cinghiale”, non solo abbia raccontato bugie, ma avrebbe inscenato “la fandonia che il giovane ragazzo si fosse sparato da solo”.

Per un tempo di quattro minuti, dal colpo di fucile alla chiamata all’altro amico cacciatore con cui Davide era uscito, l’indagato “ha avuto il dominio assoluto della concreta situazione di fatto da lui stesso provocata per colpa”, ma “invece che chiamare il 118, si preoccupava di scaricare l’arma della vittima per far credere che la stessa avesse sparato, e con altissima probabilità recuperava e sottraeva definitivamente il bossolo del colpo che egli invece aveva sparato contro Piampiano, mai trovato dalla polizia giudiziaria nonostante l’utilizzazione di tutti gli strumenti tecnici possibili”.

Per il gip l’uomo era consapevole di dover chiamare i soccorsi “per salvare la vita all’amico”, ma avrebbe continuato a mentire, inquinare la scena e cercare una scappatoia per salvarsi (un eventuale accusa di omicidio colposo è molto meno grave di quella che lo ha portato in carcere di omicidio con dolo eventuale, ndr).

Secondo il Frabotta l’indagato non avrebbe alcuna scusante dall’essersi astenuto dall’unica cosa da fare, “l’unica possibile azione salvifica del ferito, e cioè telefonare immediatamente al 118”, quando invece sarebbe “rimasto lì per alterare lo stato dei luoghi e delle cose pertinenti al reato, procedendo in distinti momenti a scarrellare e scaricare sia l’arma della persona ferita che la propria, prima che arrivassero altre persone”.

L’accusa contesta all’uomo anche di essere andato a casa, distante poche centinaia di metri, e di essersi cambiato e di aver portato via il suo fucile. Anche in questo caso è la GoPro a incastrare l’indagato: nelle immagini si vede che lo stesso “asportava dal luogo dell’evento l’arma dallo stesso utilizzata durante la caccia, nonché il giaccone visibile nel video, indossato al momento dello sparo, ma non al momento dell’intervento dei militari”.

Tutte cose che il gip chiederà all’indagato nel corso dell’interrogatorio di oggi, dove l’indagato, assistito dall’avvocato Luca Maori, cercherà di spiegare il perché dei suoi comportamenti.

Dopo l'interrogatorio il fascicolo sarà trasferito alla Procura di Firenze per comptenza, in quanto la madre della vittima è magistrato onorario a Spoleto. La donna è assistita dall'avvocato Franco Matarangolo.

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