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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Bianzino morì in carcere, il figlio: "Mio padre come Cucchi e Aldrovandi: riaprite il caso"

Per i legali della famiglia di Aldo le nuove analisi avrebbero confermato la natura delle ferite refertate. Il figlio lancia petizione per una commissione parlamentare sui casi di sospetti abusi delle forze dell'ordine

Aldo Bianzino è morto in carcere all'età di 44 anni. Era stato messo dietro le sbarre, in via cautelare, perchè il 44enne, professione falegname, aveva e stava coltivando 110 piante di marijuana nel suo pezzo di terreno sperduto a Pietralunga. La Polizia lo aveva ammanettato e portato in carcere in attesa di essere ascoltato dal Gip. Ma la prima notte a Capanne qualche cosa è successo: l'uomo è deceduto. Si accertarono lesioni al fegato ed una emorragia cerebrale. Dopo inchieste, polemiche e contro-polemiche il fascicolo per omicidio volontario - venne indagata e prosciolta una guardia carceraria - è stato archiviato. Mentre per omissione di soccorso la Cassazione ha confermato un anno di carcere a carico di un agente della penitenziaria.

Ad oggi per la magistratura italiana quelle ferite hanno delle risposte: la lesione al fegato determinata da una operazione nel tentativo di rianimarlo, l'emorragia per cause naturali. Per Rudra Bianzino, il figlio di Aldo, ormai 24enne, per il suo avvocato Massimo Zaganelli e l'ex sottosegretario alla Giustizia, Luigi Manconi invece è un mistero ancora da svelare quella strana morte in carcere di un falegname 44enne. Ma c'è dell'altro in nome di Bianzino si chiede di fare luce, a livello politico, anche su tutte le altre morti violente e sospette avvenute sotto la diretta vigilanza delle forze dell'ordine: Cucchi, Aldrovandi, Uva e tanti altri. Come? Rudra ha lanciato una petizione su avanz.org: l'istituzione di una commissione parlamentare dinchiesta sui casi di sospetti abusi delle forze dell'ordine. Per fare luce. La proposta finirà anche in Parlamento a breve. 

Allo stesso tempo si richiede la riapertura del processo seppur con molte difficoltà ormai nel poter ripetere alcune analisi. Lo staff legale e medico della famiglia bianzino è convinto che quella notte Aldo fu picchiato: la lesione al fegato sarebbe traumatica (si ipotizza un calcio) e contemporanea a quella cerebrale. All'epoca, secondo i legali, non vennero fatte delle analisi fondamentali per approfondire la vera natura delle ferite. Il mistero continua. 

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