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Cronaca

Mazzette, auto di lusso e assunzioni pilotate, lo scandalo che ha affossato Umbria mobilità

Sono quattro gli indagati per associazione per delinquere, induzione indebita, corruzione, per atti contrari ai doveri d’ufficio e bancarotta fraudolenta

Umbria mobilità spolpata dall’interno, con un complicato sistema di scatole cinesi che portavano anche in Polonia e Brasile, dove tutti pescavano denaro, ma nessuno lo metteva. Così da azienda in salute sono bastati pochi anni per mandarla in fallimento, fino all’arrivo di BusItalia.

Secondo il pubblico ministero Manuela Comodi, che ha chiesto il sequestro preventivo di beni per 8 milioni di euro, gli “interessi pubblici” sarebbero stati “stabilmente asserviti” a quelli privati dei quattro indagati, collegati a due società romane “in cambio ha ricevuto lauti compensi derivanti dalla stipula di due contratti di collaborazione, incurante degli ingenti danni patrimoniali causati” alle aziende umbre.

Per la Procura le iniziative commerciali ed economiche di Umbria mobilità sarebbero state intraprese pur se “contrarie ad ogni logica aziendale” e a fronte “dell’omesso avvio di qualsiasi iniziativa volta ad ottenere il pagamento di almeno parte degli ingenti crediti maturati nei confronti delle società cooperative romane”.

Sarebbero queste le cause del “default finanziario di Umbria mobilità” per il sostituto procuratore Manuela Comodi che contesta ai quattro indagati l’associazione per delinquere, induzione indebita, corruzione, per atti contrari ai doveri d’ufficio e bancarotta fraudolenta. Per l’accusa i rapporti tra “Umbria mobilità e le consorziate romane, dal punto di vista degli equilibri tanto finanziari quanto decisionali” avrebbe determinato “l’impossibilità per Umbria mobilità di azionare i propri ingenti crediti” verso le altre due società “sia perché il creditore, oltre ad essere socio del debitore, era nel contempo suo principale fidejussore”.

A far scattare le indagini la confessione di un imprenditore nel settore dei trasporti che avrebbe acquisito un servizio sostitutivo di trasporto su gomma versando tangenti ad un amministratore pubblico di Umbria mobilità. Mazzette che non sarebbe più riuscito a pagare con l’aumentare dell’importo e con la crisi che ha travolto l’azienda. Secondo gli investigatori il sistema avrebbe funzionato con un mutuo scambio di denaro, appalti, regalie (auto di lucco in particolare) assunzioni di parenti e amici su indicazione del gruppo indagato.

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