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Cronaca

Errori nella causa per la vestizione degli infermieri, condannati direttore generale e avvocato dell'Ausl Umbria 1

La Procura contabile aveva chiesto oltre 115mila euro di risarcimento all'ente sanitario, per i giudici la colpa vale 87mila euro e un proscioglimento

La Corte dei conti ha condannato l’allora direttore generale dell’Ausl Umbria 1 Andrea Casciari e il dirigente degli affari legali Luca Benci a risarcire l’azienda sanitaria per la gestione del contenzioso con i lavoratori sanitari per quanto riguarda il trattamento retributivo, del tempo necessario ad indossare la tenuta da lavoro.

I due sono stati condannati a risarcire 58.569,63 euro il primo e 29.284,81 euro il secondo. Prosciolto dagli addebiti l’altro direttore generale Giuseppe Legato che aveva dato mandato legale di seguire la vicenda.

La Procura regionale contabile, venuta a conoscenza della vertenza promossa da alcuni infermieri dipendenti dell'Azienda unità sanitaria locale Umbria 1 per il trattamento retributivo del tempo necessario ad indossare la tenuta da lavoro (cioè i minuti per cambiarsi d’abito e indossare la divisa devono essere conteggiati come lavoro), aveva chiesto conto alla dirigenza come era stata gestita la pratica legale.

Secondo la Procura contabile all’udienza del 25 gennaio del 2016 le parti avevano chiesto un rinvio della causa “per trattative di bonario componimento”, fino alla proposta di transazione del 7 aprile del 2017. Proposta che per la Procura contabile era stata ritirata dall’Ausl Umbria 1 nonostante il personale sanitario avesse accettato.

Il Tribunale di Perugia aveva accolto le richieste dei ricorrenti, dichiarando che il tempo necessario ad indossare la tenuta da lavoro dovesse essere considerato come turno di lavoro e condannato l’Ausl a pagare 117.954,44 euro come riconoscimento economico arretrato ai dipendenti.

Da qui la citazione per la “cattiva gestione della vertenza del contenzioso lavoristico, dalla quale deriverebbe un danno per l’erario” a causa della non tempestiva costituzione in giudizio, per la mancata partecipazione all’interrogatorio formale e sui motivi del ritiro della transazione.

I giudici contabili hanno accolto, anche se parzialmente le richieste della Procura, e condannato due dei citati in giudizio riconoscendo che “l’apporto causale all’evento dannoso vada riferito alle condotte omissive realizzate da Casciari e Benci e concretizzatesi nella mancata definizione dell’ipotesi transattiva”, caratterizzando quindi un episodio di “colpa grave sotto forma di negligenza ed imperizia”, riconoscendo un risarcimento per 87.854,44 euro.

I tre erano difesi dagli avvocati Mario Rampini, Lorena Ciuffoli e Francesco Augusto De Matteis.

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