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Cronaca

IL PERSONAGGIO - Quel reporter perugino tra giungla, pallottole e tagliagole

È perugino il principe degli inviati di guerra, accreditato da riviste di prestigio e ha realizzato reportage in diverse zone “calde” del Pianeta

È perugino il principe degli inviati di guerra, accreditato da riviste di prestigio. Si chiama Fabio Polese, classe 1984, giornalista e fotoreporter freelance. Polese è un giramondo che ha realizzato reportage in diverse zone “calde” del Pianeta, dal Donbass alle Filippine. Come anche in Kosovo, Libano, Thailandia, Birmania, Bangladesh, Cambogia e Vietnam. Senza escludere la vecchia Europa: Irlanda del Nord, Belgio, Corsica

I suoi lavori sono usciti su numerosi quotidiani e riviste: Il Corriere della Sera, Il Giornale, Gli Occhi della Guerra, Repubblica, Panorama, Eastwest, Sport Week, Jesus, The Post Internazionale, Lettera43, Linkiesta, Mundo e Missao (Brasile) ed altre. 

Il perugino Fabio non è di certo un pavido, se è riuscito a reperire materiale per realizzare mostre come  “Kawthoolei, scatti in zone di guerra nella Birmania Orientale” e “Popoli in lotta”, che sono state allestite in diversi comuni italiani e nella prestigiosa galleria d'arte Maison Close di Bangkok. 

I suoi lavori sono anche confluiti in libri che si dipanano tra storia e immagini. Per Eclettica Edizioni ha scritto (insieme a Federico Cenci) il libro inchiesta “Le voci del silenzio” (2012) che racconta storie di italiani detenuti all'estero  e “Strade di Belfast. Tra muri che parlano e sogni di libertà!” (2015). Per Mursia, con lo storico Stefano Fabei, “I Guerrieri di Dio. Hezbollah: dalle origini al conflitto in Siria” (2017).

Nel maggio del 2017 si è recato in Donbass, nell'Ucraina Orientale, dove la guerra continua a fare morti e feriti, sebbene non se ne parli più tanto. Fabio si è avventurato con i miliziani filorussi nelle prime linee del fronte a Kominternovo e Zaitsevo, dove gli scontri e i bombardamenti sono all’ordine del giorno, documentando sia la situazione militare, sia quella di forte disagio in cui sono costrette a vivere le popolazioni civili. Ha raccolto tante storie di sofferenza, ma anche di coraggio, di orgoglio e di speranza. Nell’agosto 2017 si è recato nel sud delle Filippine, nell'Isola di Mindanao, dove avanza l'Isis.

“Ho documentato – racconta – la battaglia di Marawi, una città occupata dal gruppo Maute e Abu Sayyaf, organizzazioni locali che hanno giurato fedeltà allo Stato Islamico, nei giorni più infuocati del conflitto. Solo alla fine di ottobre l'esercito governativo, dopo cinque mesi di assedio, è riuscito a liberarla. Ancora oggi, in tutta l'isola, a maggioranza musulmana, si registrano scontri tra miliziani jihadisti e truppe governative. Marawi, oggi, è completamente distrutta. Proprio come le città in Medio Oriente, che negli scorsi anni sono state occupate dalle bandiere nere. Mentre è in stallo il processo di pace con il Moro Islamic Liberation Front (Milf), uno dei gruppi armati che da decenni richiede  l’autonomia dell’isola, molti giovani si stanno unendo ai tagliagole, affascinati dall’azione degli jihadisti. Lo scenario è preoccupante. Se il governo guidato da Rodrigo Duterte – che ha esteso la legge marziale in Mindanao fino alla fine del 2018 – non darà priorità alle trattative, combattenti sempre più numerosi potrebbero confluire nelle file dello Stato Islamico”.

Insomma: più e oltre che un giornalista e un fotografo, Fabio è un acuto analista e competente narratore di vicende che sfuggono ai più. Il rischio, come si dice, è parte del suo mestiere. Un “mestiere di vivere” (alla Pavese) che coinvolge l’unità della persona, sul piano intellettuale, ideale, culturale. “A Novembre 2017 – aggiunge – sono entrato clandestinamente dalla Thailandia, nei territori controllati dalla guerriglia Karen nella Birmania Orientale. Questa è di fatto la guerra più lunga al mondo che vede i Karen contrapporsi all'esercito Birmano per richiedere l'autonomia da ormai settant'anni”.

Programmi a breve termine? 

“Ora mi trovo di nuovo in Thailandia per fare alcuni lavori nel Paese, su temi  che vanno dall'aids ai tatuaggi. Starò fuori per alcuni mesi e cercherò di realizzare reportage anche in Malesia, Indonesia, Filippine e Cambogia”. Auguri al rappresentante  del Grifo in giro per il mondo. E non in alberghi comodi e climatizzati. Ma in situazioni di rischio, per cogliere le immagini che fanno la storia.

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