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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Il letto a castello in cella viola i diritti dei detenuti allo spazio vitale

La Cassazione annulla la decisione del Tribunale di sorveglianza relativa alla richiesta di un detenuto “in tema di risarcimento da detenzione inumana o degradante”

Il letto a castello è un ingombro che viola i diritti del detenuto allo spazio vitale, il letto singolo no in quanto si può spostare. Così una sentenza della Cassazione che impone un nuovo giudizio al Tribunale di Sorveglianza di Perugia sulla richiesta di un detenuto “in tema di risarcimento da detenzione inumana o degradante”.

La Cassazione ha riconosciuto “la necessità di scomputare o meno dalla superficie lorda della camera detentiva - al fine di determinare la quantificazione dei tre metri quadrati utili - la superficie occupata da letti singoli”. Cosa che il Tribunale di Sorveglianza di Perugia aveva negato, non ritenendolo funzionale al calcolo dello spazio destinato al movimento dei detenuti in cella, calcolato in almeno 3 metri quadrati.

Secondo la sentenza la tipologia di letto “a castello” determina un ingombro che, per le sue particolari caratteristiche oggettive, deve essere sottratto dal calcolo della superficie utile al movimento. I letti singoli non costituiscono un ostacolo, potendosi spostare. Si afferma che, in ogni caso, anche la scelta di scomputare la superficie occupata da arredi “fissi” come il letto a castello e gli armadi non sarebbe conforme ai contenuti giurisprudenziali della Corte Europea dei diritti umani in tema di violazione del divieto di trattamenti inumani o degradanti.

Da qui la decisione di annullare l’ordinanza impugnata con rinvio per nuovo giudizio al Tribunale di Sorveglianza di Perugia.

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