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Cronaca

In 400 dicono basta ai profughi dell'ostello di Ponte Felcino: "La petizione firmata anche da stranieri"

A capo della protesta Catia Citti, portavoce del Comitato che si è occupata di andare a caccia di consensi nella periferia perugina

Si torna a parlare del centro di accoglienza di Ponte Felcino dopo le 400 firme raccolte per farlo chiudere. A capo della protesta Catia Citti, portavoce del Comitato che si è occupata di andare a caccia di consensi nella periferia perugina: “Abbiamo terminato la prima fase di raccolta afferma e siamo molto soddisfatti per il risultato raggiunto, abbiamo dimostrato che la cittadinanza di Ponte Felcino è contraria all’ubicazione del centro di accoglienza all’interno dell’Ostello della gioventù”.

Non è un fatto di razzismo, almeno stando alle parole della Citti che sottilinea: “A chi ci accusa, volendo sviare il problema di razzismo, rispondiamo che hanno firmato anche stranieri regolarmente residenti che da liberi cittadini hanno a cuore le sorti di Ponte Felcino. A breve porteremo le nostre firme di sensibilizzazione al sindaco e al prefetto perché vorremmo avere delucidazioni dall’Arci e da chi gestisce l’ostello vorremmo poter vedere i bilanci e come vengono spesi i soldi, vorremo sapere se esistono le condizioni socio sanitarie per poter ospitare un numero cosi elevato di persone e vorremmo avere chiarezza sul come mai nel bando della prefettura si parla di strutture che non devono ospitare più di 40 persone e invece all’Ostello ne troviamo anche per due, tre giorni 90”.

Ma la protesta non finisce qui: “Ricordiamo al sindaco e al prefetto che l’Ostello a Ponte Felcino si trova già in un quartiere che vive problematiche di delinquenza ed ad alto tasso di immigrazione e già in passato è stato protagonista delle cronache locali per crimini anche di terrorismo quindi pretendiamo maggiore attenzione - conclude la Citti - e vorremmo sapere quale veramente è il ruolo del comune nella gestione dell’Ostello”.

Il punto del Consiglio Comunale

Una critica che parte da lontano, dato che già nei giorni scorsi c'è chi ha alzato la voce. Ma veniamo alla storia dell'ostello di Ponte Felcino "Villa Giardino". Dopo il restauro dell'immobile pubblico avvenuto tra il 2000 e il 2003, era diventato un punto di riferimento per tutto il territorio: un punto di aggregazione per i cittadini e le associazioni oltre che fonte di promozione turistica e culturale. Ora dai primi mesi del 2015 il gestore - con contratto fino al 2030 - ha destinato lo stabile al progetto “Accoglienza solidale” mettendo la struttura a disposizione dell’accoglienza di profughi gestita dall’ARCI di Perugia.

Da quel momento l'ostello, con le sue sale letture e incontro, è stato tolto, in tutto o in parte, alla disponibilità dei cittadini. Attualmente, secondo una stima uscita dal Comune,  ospita 54 profughi in maniera fissa, mentre sono una 50ntina quelli considerati “di passaggio” e che saranno inviati in altre strutture definitive sul territorio comunale o provinciale a secondo della disposizione decisa dalla Prefettura. Dalla maggioranza del Comune di Perugia (centrodestra più civici) è stata lanciata, così, la discussione, su proposta del Gruppo Misto a firma di De Vincenzi, se sia il caso che un ostello così importante per la comunità e il turismo debba rimanere bloccato per l'accoglienza profughi che potrebbero essere invece, con gli stessi servizi, ospitati altrove. Ai cittadini a questo punto la parola.

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