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Cronaca

Prostituta uccisa a Pian di Massiano: e se il colpevole non fosse quello in aula?

Si è tenuta oggi, 28 novembre, un'altra udienza del processo che vede come imputato Desposorio Mendocilla Guadalupe Dolores, accusato di aver ucciso barbaramente Beatriz Nilda Rodriguez

Sono dettagliate e precise le domande del pubblico ministero, Giuseppe Petrazzini. Si susseguono una dietro l’altra. Sul banco dei testimoni oggi, 28 novembre, nell’aula A del tribunale di Perugia, in via XX Settembre, Desposorio Mendocilla Guadalupe Dolores, accusato di aver ucciso barbaramente la prostituta Beatriz Nilda Rodriguez la notte del 9 agosto 2009. Ma prima di lui viene ascoltato un altro testimone che apre una voragine sulla morte della donna. “Io accompagnavo spesso la Rodriguez sul posto di lavoro. E mi ricordo che una volta, pochi giorni prima della tragedia, mi disse che un uomo misterioso l’aveva aggredita”. Di lui nessuno sa niente. Nessuno lo conosce. Entra così a far parte dei probabili colpevoli.

Ma è il sudamericano ad essere al centro dell’udienza. A differenza delle altre volte sembra che l’imputato accusi la pressione del pm e di quei tabulati telefonici che si intrecciano tra loro. È Desposorio a dichiarare: “Ho conosciuto Beatriz una o due settimane prima del 31 luglio”. Ma qualcosa non torna, perché è proprio Petrazzini a far notare che la prima telefonata alla prostituta viene effettuata dall’imputato il 12 luglio e quindi ben 20 giorni prima del 31 dello stesso mese. Telefonate che si susseguono e che il 18 e il 20 luglio non hanno risposta. È infatti proprio Beatriz a sembrare di volere evitare rapporti con Desposorio. Ma qualcosa cambia dopo quella chiamata fatta alle 16.45, sempre il 20 luglio, ma da una cabina telefonica questa volta. “Perché chiama la vittima proprio alle 16.45?”, chiede il sostituto procuratore. “Volevo prendere un appuntamento per una prestazione sessuale”, afferma Desposorio in aula.

Il pm continua e questa volta si rivolge alla Corte: “Da quando si prendono appuntamenti telefonici con le prostitute e di giunta di pomeriggio?”. Ovviamente non riceve risposta. Ma è il 26 luglio che l’uomo richiama nuovamente la vittima e ci parla dieci minuti, sempre, a suo dire, per prendere un semplice appuntamento. “Ci vuole così tanto per darsi un appuntamento”, afferma  Petrazzini. Desposorio vacilla: “Abbiamo parlato anche di come stava”. “E allora perché richiamarla dopo tre minuti. Non avevate già detto tutto”, chiede rivolgendosi all’imputato. “Mi aveva detto di sentirci più tardi perché in quel momento era impegnata”. “E si chiama solo dopo tre minuti?”, insiste Petrazzini. Silenzio in aula.

Si arriva alla notte del 2 agosto, quando Desposorio e la Rodriguez hanno un incontro sul parcheggio di Città della Domenica. Qui dopo aver avuto una prestazione sessuale, come dichiara l’uomo, parlano fino a notte fonda. Ed è lo stesso Desposorio ad accompagnare la vittima in via delle Pallotta, dove viveva. Il giorno seguente una nuova telefonata, nella quale la prostituta avrebbe detto all’uomo che gli era piaciuto l’incontro e che avrebbero dovuto ripeterlo. E l’incontro viene effettivamente ripetuto, ma la notte in cui Beatiz muore misteriosamente massacrata senza pietà.

Petrazzini ripercorre proprio quella notte: “Insomma a che ora vi siete incontrati?”. “Era prima di mezzanotte – risponde il sudamericano -, ma lei era strana. Mi diceva che doveva assolutamente tornare a Pian di Massiano, perché doveva lavorare e fare più soldi possibili per mandarli ai figli. Quindi ho fatto retromarcia al distributore di Ellera e ho riportato la donna dove mi diceva che voleva stare”. Anche qui altra perplessità. “Mi scusi – chiede il pm – ma lei non era lavoro? Lei non pagava Beatriz pagava proprio per fare sesso?”. “Sì, ma avevamo deciso di farlo con calma per stare un po’ insieme”. Ed è proprio in questo punto che il sostituto procuratore si impunta. Vuole capire fino in fondo. “Ma voi facevate solo sesso?”, chiede. “L’ho invitata alcune volte a mangiare una pizza e a ballare ma lei ha sempre detto di no”.

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