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Cronaca

Olio extravergine declassato per scarsa qualità, battaglia legale tra azienda e Agenzia delle dogane

Il Tribunale amministrativo regionale: "Analisi corrette, confermate dalle prove effettuate dalla ditta olearia"

L’etichetta recita “olio extravergine”, ma le analisi rivelano un semplice “olio vergine” e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli impone il declassamento del prodotto. Decisione che fa scattare la battaglia legale tra l’azienda produttice e l’ente doganale.

L’azienda olearia, assistita dagli avvocati Lorenzo Tizi, Filippo Tosti e Paola Margiacchi, ha chiesto l’annullamento del provvedimento dell’11 settembre 2018 “con il quale il direttore dell’Ufficio delle Dogane di Perugia ha disposto il declassamento dell’olio dichiarato dalla società odierna ricorrente come “extra vergine” e risultato alle analisi organolettiche (Panel Test) di qualità inferiore e difforme (“vergine”)”.

Secondo la ditta la decisione “non risulterebbe” motivata e non sarebbe stato spiegato come si è svolto l’esame dell’olio per stabilirne le qualità, senza tener conto di alcune decisioni comunitarie che riguardano la calssificazione dell’olio e “l’inidoneità del panel test a costituire prova fondante il declassamento sulla base di apporti scientifici, dottrinali e precedenti giurisprudenziali, nonché la contraddittorietà delle difettosità riscontrate nelle varie analisi organolettiche, rispetto alle altre analisi effettuate di iniziativa dalla stessa società”, oltre alla “mancata assegnazione ad un Panel riconosciuto dalla Spagna (almeno l'80% del prodotto, ndr) di almeno una delle controanalisi”.

Per i giudici del Tar, però, il ricorso è infondato e va respinto in quanto “dalla documentazione versata in atti risultano sia le analisi organolettiche effettuate in prima istanza dal Laboratorio Chimico di Roma 1 dell’Agenzia delle Dogane, sia quella relativa alle contro analisi, corredate dai verbali attestanti il corretto svolgimento delle prove mediante richiamo ai parametri normativi prescritti, unitamente alle singole schede di analisi, ivi comprese quelle di presenza dei panelisti”. Esami che sono stati svolti seguendo tutti i protocolli nazionali ed europei, da cui discende il declassamento del prodotto, tanto più che la scarsa qualità del prodotto è stata confermata dalle controanalisi da parte di altro laboratorio.

Da qui il rigetto del ricorso e la condanna al pagamento delle spese processuali.

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