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Cronaca Città di Castello

Polizia, la protesta degli agenti: "Noi costretti a violare le regole anti-Covid". La Questura smentisce

"Riunioni in presenza con poliziotti positivi che hanno contagiato gli altri": il sindacato Siulp annuncia un sit-in davanti al commissariato di Città di Castello

Agenti costretti a trasgredire le regole anti-Covid di cui dovrebbero garantire il rispetto. Accade a Città di Castello, con la clamorosa protesta del Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia che è pronto a manifestare al commissariato tifernate. "Poliziotti, uomini e donne che con rigore e fermezza sono chiamati a compiere il loro dovere, possono essere sottoposti ad indicazioni e linee di comando non improntate al rispetto delle misure di contenimento dell’epidemia e di prevenzione che, invece, sono chiamati a far rispettare? Per quale motivo sono state indette riunioni in presenza quando erano assolutamente vietate?". A chiederselo è Massimo Pici, segretario provinciale del Siulp, che rappresenta l’ottanta per cento dei poliziotti che lavorano presso il commissariato di Città di Castello, segnalando un "forte disagio, causato da fatti incresciosi".

In pratica, secondo il Siulp, le regole anti-Covid sarebbero state completamente ignorate e disattese:  "Oltre alle riunioni in presenza - si legge in una nota del sindacto -, che erano per l’appunto 'assolutamente vietate', e alle inascoltate osservazioni e i suggerimenti (in merito al DPCM  in vigore) da parte del personale della Polizia, il tutto è stato liquidato con un commento che descrive meglio di tutto con chi abbiamo a che fare: 'tanto tocca prenderselo tutti'. Come a dire, predicare bene e razzolare male, tanto che, come già detto, durante la pandemia sono state comandate delle riunioni in presenza, con poliziotti che poi sono risultati positivi e che, loro malgrado, hanno contagiato tutti gli altri". 

A questo, dicono dal Siulp, si sarebbe aggiunto un "altro grave comportamento indiscriminato: i componenti delle pattuglie delle volanti hanno subito repentini cambiamenti e inserimenti, alle stesse, con personale dell’Ufficio con il risultato che il commissariato di Città di Castello è stato l’unico della Provincia che ha avuto 'tutti gli Uffici chiusi' e con solo nove colleghi rimasti al servizio delle volanti".

La questione, spiega ancora Pici, "è stata portata all’attenzione del Questore ma fino ad ora non si è avuto alcun riscontro. Nei prossimi giorni effettueremo un sit-in difronte al Commissariato, dove terremo una conferenza stampa. Questo sarà solo il primo di una lunga serie di iniziative che dureranno finché questa incresciosa situazione non cesserà. Il dibattito continuerà con colloqui con interlocutori politici regionali e nazionali, fino a portare il caso di Città di Castello all’attenzione del Parlamento e del Presidente Mattarella".

Nel frattempo è arrivata la replica della Questura, attraverso una nota ufficiale: "In riferimento ad alcune notizie diffuse nelle ultime ore - si legge nel comunicato - la Questura di Perugia smentisce nel modo più categorico che vi siano state, in tutti gli Uffici dipendenti, disposizioni o comportamenti avallati o indotti dalla dirigenza, che abbiano potuto incidere sulla diffusione del virus Covid 19 tra i dipendenti. Aggiunge che proprio la linea seguita, dettata da disposizioni delle Autorità sanitarie e dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza circa le procedure per la tutela del personale, hanno consentito di ottenere risultati molto soddisfacenti con una aliquota di contagiati assolutamente contenuta mentre, fortunatamente, nessuno dei dipendenti, è risultato contagiato in modo grave".

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