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Cronaca

Rinchiuso in bagno dopo la notte con una prostituta e una trans perché non paga: in tre sotto processo

Il cliente accusato di resistenza e lesioni agli agenti che lo stavano liberando, le altre due per tentata estorsione

Chiuso a chiave in bagno perché non vuole pagare quanto stabilito per un incontro con una prostituta e una trans. E quando arriva la Polizia a liberarlo si scaglia contro gli agenti. Non prima di aver denunciato la prostituta e la trans per tentata estorsione.

Protagonisti della vicenda che risale al giugno del 2011, cioè 10 anni fa, sono un giovane perugino, una prostituta brasiliana e una trans, brasiliana anch’essa. Il giovane, secondo quanto ricostruito in tribunale, avrebbe organizzato una serata in compagnia della donna e della trans, pattuendo anche il compenso per la prestazione.

Il terzetto si sarebbe recato in un appartamento e consumato il rapporto. Al momento di pagare, dicono la prostituta e la trans, il giovane si sarebbe rifiutato e, quindi, lo avrebbero chiuso in bagno (da qui anche la contestazione della rapina aggravata) finché non avesse pagato.

Da dietro la porta sarebbe iniziata una discussione, terminata solo con l’arrivo della Polizia a liberare il ragazzo. Su questo punto le versioni divergono: la donna dice di aver chiamato la Polizia per farsi pagare; il giovane dice di essere stato lui a chiamare le forze dell’ordine per farsi liberare, dicendo di aver già saldato quanto doveva.

Fatto sta che gli agenti, dopo la perquisizione personale e dei luoghi, non avevano trovato il denaro.

Il ragazzo, inoltre, proprio in quel frangente si sarebbe scagliato contro gli agenti, colpendone uno e finendo in manette per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, cui si aggiungeva anche una denuncia per ingiurie e minacce alla prostituta: “Ti rovino, ti faccio togliere i figli e i documenti”. E per questi reati era finito sotto processo, ma dopo 10 anni è caduto tutto in prescrizione.

Per quanto riguarda la donna e la trans, invece, le accuse erano di tentata estorsione con l’aggravante della rapina. La prima, difesa dall'avvocato Riccardo Marri, è stata assolta perché il fatto non sussiste: non sono emerse prove e anche la presunta vittima non ricordava quasi nulla; la seconda, infine, è uscita quasi subito dal processo in quanto irreperibile.

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