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Cronaca

Blue Whale, l'allarme della polizia postale: "Non è solo un gioco, così abbiamo salvato Sara"

"Non chiamiamolo più gioco. E' una folle e assurda sfida nella cui spirale possono cadere più facilmente i più deboli. Chiamiamolo Balena Blu, Blue Whale, conosciamolo , analizziamolo e contrastiamolo insieme. Chiamateci sempre". E' questo l'allarme lanciato dalla polizia postale dal profilo Facebook "Una vita da social".

La polizia riporta anche il testo di un articolo AdnKronos, con la testimonianza di una mamma. "Ecco il racconto della mamma di Sara - nome di fantasia - Il racconto di uno stillicidio quotidiano di prove a cui i protagonisti di questa sfida assurda sono indotti dal curatore che li trascina in uno stato depressivo acuto che non trova altre vie d'uscita se non la morte. ''Mentre aspettavo che la polizia arrivasse a sequestrare il telefonino e il computer di mia figlia senza essere vista ho preso il suo cellulare per accertarmi che quanto mi avevano appena raccontato fosse vero. Non sapevo neanche l'esistenza di questa Balena Blu che invece e' subito apparsa sullo schermo. Insieme a lei anche quattro sue amiche facevano lo stesso gioco e avevano gia' superato il ventesimo giorno di sfida. Mi ha impressionato - continua la mamma di Sara- come malgrado si fossero procurate i tagli sulla pelle tutte e quattro si mostrassero sorridenti . Mi sono ripetuta piu' volte che Sara aveva paura del dolore e che mai si sarebbe 'autolesionata'. E invece non era cosi'. Ho dovuto ingoiare un altro boccone amaro perche' quando le ho raccontato che sapevo ormai tutto e che sarebbe arrivata la polizia postale a sequestrare le chat lei e' scoppiata a piangere e mi ha fatto vedere un taglio sull'addome. Un taglio puntellato come se si fosse incisa con un oggetto appuntito. Era una delle tappe previste mi ha poi spiegato''. Quando sono arrivati gli agenti e' stata proprio Sara a raccontarsi e a consegnare le chat nelle quali insieme ad altre coetanee avanzava nelle tappe del gioco del suicidio. Quello che e' successo a mia figlia puo' accadere a chiunque. Lei e' sicuramente fragile ed e' quindi stata adescata in maniera piu' violenta. Non mi aveva mai detto nulla perche' nel gioco il curatore le ordinava di far finta di niente. Credo che provasse una eccitazione mista a paura e quindi viveva nel silenzio. Cosi' ha passato tre mesi senza uscire di casa. Andava soltanto a scuola dove peraltro e' molto brava. Io inizialmente ho pensato dipendesse dai conflitti che ci sono in famiglia e che sono rimasti inascoltati alle orecchie delle autorita' informate dei fatti. Solo con i giorni mi sono accorta che invece Sara diventava triste e cupa ." 

"Sarà ora è salva. Siamo arrivati in tempo - conclude la polizia - . Dateci la possibilità di aiutarvi".  

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