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Cronaca

Ex marito violento, stalker e armato si scontra con l'ex suocero cacciatore: tolta la licenza e le armi ad entrambi

Il Tribunale amministrativo regionale dell'Umbria prende atto dello stato di conflittualità e conferma la decisione di Questura e Prefettura

L’ex marito è violento, assuntore di droga, stalker e in possesso di armi. Anche l’ex suocero ha la licenza di caccia e i fucili in casa, con le munizioni. Per evitare un tragedia la Questura disarma entrambi. E anche il Tribunale amministrativo regionale ha ritenuto corretto il provvedimento.

I decreti di revoca della licenza di caccia e del permesso a detenere armi e munizioni sono stati emesso dal questore e dal prefetto di Perugia, con l’ingiunzione della cessione a persona non convivente, a seguito dei “gravi dissidi familiari” che avevano costretto la figlia del ricorrente “ad abbandonare la casa coniugale ed a richiedere, seppur temporaneamente, l’ospitalità dei genitori”.

Secondo la ricostruzione della Questura il rapporto “era da almeno cinque anni costellato da liti talvolta molto violente, durante le quali la stessa … era stata ripetutamente malmenata, anche alla presenza del figlio minore”.

La donna, nelle denunce, “aveva manifestato il sospetto che il marito facesse uso di cocaina ed aveva dichiarato di avere paura delle armi dallo stesso detenute”.

Pur essendo andata via di casa, inoltre, e “temporaneamente ospite dei genitori” la donna “aveva dichiarato di temere per la propria incolumità personale, in considerazione del comportamento ossessivo e violento del marito, che non aveva accettato l’allontanamento della moglie dalla casa coniugale ed aveva messo in atto comportamenti persecutori nei suoi riguardi”.

Di fronte a questa situazione di conflitto, la Polizia ha pensato che fosse utile disarmare tutti i protagonisti: quindi via le armi sia al marito, ritenuto violento, sia la suocero che si vedeva l’uomo sempre sotto casa. Al quale, tra le altre cose, erano state rinvenute “39 cartucce a palla, detenute senza che ne fosse stata fatta regolare denuncia alle competenti autorità”.

Per i giudici amministrativi “l’autorizzazione alla detenzione di armi è presupposto necessario della licenza di porto d’armi, sicché il suo venir meno comporta automaticamente la revoca della stessa, con la conseguenza che il consolidamento del divieto di detenere armi esclude un interesse concreto ed attuale rispetto all’impugnazione della revoca della licenza di porto di fucile, atteso che quest’ultimo è un atto meramente conseguenziale del primo”.

Per questo il ricorso contro il provvedimento “deve essere dichiarato irricevibile”, confermando la revoca della licenza e il sequestro delle armi, con l’aggiunta del pagamento delle spese processuali.

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