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Città di Castello, “No all'Umbria che brucia: le alternative a inceneritori e discariche ci sono e garantiscono ambiente, salute e lavoro”

dibattito sulle politiche di gestione dei rifiuti in Umbria, organizzato da Castello Cambia, Europa Verde-Verdi e M5S

''Una partecipazione che dimostra la preoccupazione da parte dei cittadini rispetto alle scelte regionali per il nuovo Piano rifiuti che porterà l’ampliamento di tre discariche esistenti – hanno detto Emanuela Arcaleni (Castello Cambia), Enrico Paci (Europa Verde-Verd) e Eleonora Stacchetti (M5S) - per una capienza di oltre 1 milione di tonnellate (di cui 300 mila solo a Belladanza), e la costruzione di un altro inceneritore in sito ancora non identificato. Scelte che, come è stato dimostrato dai relatori dell’incontro, sono in totale controtendenza rispetto a ciò che ci chiede la normativa europea nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale ed efficienza di gestione, laddove l’incenerimento e il conferimento in discarica sono considerate soluzioni da superare in quanto distruggono materia (e quindi ricchezza) riutilizzabile, producendo enormi quantità di gas climalteranti (con conseguenti sanzioni da pagare all’Europa). L’inceneritore deprime di fatto la raccolta differenziata perché ha bisogno di tonnellate di rifiuti da bruciare, con il rischio di importarli anche da fuori regione''.

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''Le reali soluzioni da introdurre in materia di gestione dei rifiuti sono quelle della prevenzione e riduzione delle quantità di rifiuti, recupero, riuso e riciclaggio in un’ottica strategica di Rifiuti 0 e di economia circolare, grazie alle quali il rifiuto diventa realmente una risorsa da recuperare.

È pura follia, in un paese privo di materie prime, bruciare dei beni, che passando attraverso trattamenti specifici possono essere recuperati in percentuali che possono arrivare sostenibilmente in pochi anni al 95% con introiti importanti per i Comuni che possono rivendere la materia recuperata (se raccolta bene) ai consorzi di recupero dei materiali – hanno spiegato ancora - La somma prevista, tra i 100 e i 150 milioni di euro, per costruire l’inceneritore, andrebbe dirottata per potenziare la raccolta porta a porta, implementare la filiera del recupero fino alle c.d. “fabbriche di materiali” e bonificare le aree inquinate con effetti positivi su salute, ambiente e posti di lavoro''.

''Peccato che la verde Umbria, in barba ad ambiente, salute e lavoro faccia il gioco del business dell’incenerimento e delle discariche con il beneplacito di amministrazioni locali silenti tra cui quella di Città di Castello che, a differenza di altre, oltre a non aver ancora aderito alla strategia Rifiuti Zero, non ha inviato – come avrebbe potuto e dovuto – alcuna osservazione al nuovo Piano di gestione dei Rifiuti regionale – hanno concluso Arcaleni, Paci e Stacchetti - Gravissimo, tenuto conto anche del fatto che il sito dell’inceneritore non è stato ancora scelto e nel Piano molti territori sono ritenuti adeguati, compreso il nostro''.

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