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SCHEGGE di Antonio Carlo Ponti | Ovvia! Un Elogio Semiserio Della Famiglia

Con mia nipote Francesca parlo di canzoni, poesia e femminismo, con mio nipote Vito di Hegel e Heidegger e di politica, con mio nipote Pietro di calcio e di libri, e di ‘schegge’. Faccio del mio meglio. È dolce essere nonni, ma la nonna non c’è anche se presente, sempre. Lettura e scrittura sono medicamentose, riempiono la giornata, leniscono graffi e buchi neri. Un lettore confida a una lettrice che sì queste nuvole di parole o parolone non di rado colgono nel segno, sono utili allo spirito, ma sovente sono troppo private, confidenziali – dei tuoi ambiti macchìssene! – e lei s’inalbera con un «ma chi scrive deve usare testa e cuore, altrimenti
leggo – dice – il bugiardino dell’aspirina o la lista della spesa». In verità hanno ragione entrambi. Fifty-fifty. Mia figlia Marta anni fa m’iscrisse incautamente a Facebook ma per me è rimasto mestamente una miscela di arabo + algoritmi.

Così Instagram, You Tube, Tik Tok e altre diavolerie. STACCO. Non voglio qui e ora dire dell’operazione militare speciale del sanguinario, miliardario mentre il popolo langue. Spero in uno scambio serio e onesto di prigionieri. CHIUDO. Allora, tornando ai nipoti e al recinto famigliare degli affetti profondi, io penso che, nonostante il pessimismo crudo sull’istituzione matrimonio- famiglia secondo Lev Tolstoj (“Anna Karenina”) o Gustave Flaubert (“Madame Bovary”) o Richard Yates (“Revolutionary Road”) e mi fermo, il nido, talvolta nodo di vipere specie se vi accadono sventure o vi si annidano pecore nere, sia non da buttare come acqua sporca con dentro il bambino.

La famiglia tiene, solo che i politici si sciacquano le bocche arrochite di bugie e di squallidi interessi di bottega elettorale con propositi e promesse, senza pensare che potrebbe darsi un domani senza giovani pieno di vecchi che si arrotolano in panchina i pollici guardando il niente, se non si aiutano le coppie con asili nido, scuole materne, bonus, orari, trasporti eccetera: a scodellare figli, pezzi di cuore ma miracoli di vita. Francesca mi cita una delle sue eroine, la lituana Emma Goldman (Kaunas 1869-Toronto 1940), di cui non so niente, un’ anarchica integrale, attivista per i diritti civili, saggista (importante “Anarchism in America” e
bello “Living My Life” - vivendo la mia vita), amica di Michail Bakunin e Errico Malatesta. 

Una figura, da quel che apprendo da Francesca, affascinante e strepitosa. Un giorno – fervevano in Russia i momenti delle ribellioni marxiane e leniniste – per la gioia di un successo o chissà di un bacio Emma la Rossa si mette a piroettare e un impettito tovarišč la rimprovera per la fatuità del gesto, per lui anacronismo e ossimoro. Emma: «Se non posso ballare questa non è la mia rivoluzione».

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